30 Luglio 2015

Gerico sbaglia? Nessun problema, lo correggiamo

di Giovanni ValcarenghiPaolo Noventa
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Che Gerico sia una creatura “mutante” lo sapevamo; ad esempio, sul periodo di imposta 2014 siamo arrivati alla versione 1.0.4 del 16 luglio, noncuranti del fatto che la prima scadenza per il versamento delle imposte fosse spirata dieci giorni prima.

Che, nel passato, sia già accaduto che fossero richieste correzioni postume, non ci stupisce; anche questa storia l’abbiamo già vissuta.

Invece, il fatto che Gerico fosse uno zombie è cosa che ci giunge nuova.

Perché uno zombie, direte voi? Per il semplice fatto che, leggendo la recente circolare n. 28/E dello scorso 17 luglio tocca anche sopportare il fatto che, nel 2015, ci si accorga che esistevano delle anomalie su Gerico 2013 e 2014.

Candidamente, infatti, il documento di prassi afferma che è stato individuato un malfunzionamento nell’esito del software per l’indicatore “Margine per addetto non dipendente” applicabile alle annualità di imposta 2012 e 2013 agli studi di settore:

  • VD11U (produzione di olio e affini);
  • VG83U (gestione piscine, palestre e impianti sportivi).

Infatti, si è rilevato che per tali studi l’indicatore di coerenza in questione viene calcolato in modo erroneo, in quanto non viene operata la divisione per 1.000.

Per rimediare, si provvederà alla ripubblicazione del software per le due annualità e si forniranno le relative procedure di supporto agli uffici che le utilizzeranno in fase di controllo.

Un errore ci può stare, non è una tragedia, ma la cosa importante è che questi accadimenti avvalorano ancor di più il vero giudizio che dovrebbe essere fornito sugli studi di settore. È inutile cercare di sostenere che lo strumento sia giusto o sbagliato, non è questa la via che ci impone di percorrere la logica.

Bisogna semplicemente avere il coraggio di affermare che gli studi di settore sono uno strumento obsoleto, nel senso che hanno già pienamente assolto al loro compito (vale a dire quello di far emergere, nel corso di circa un decennio, sacche di ricavi e compensi non dichiarati) ed è giunto il momento di assegnare loro un meritato pensionamento.

Infatti, volendo mantenerli ancora attivi si è finito per pretendere l’impossibile: indicatori che prevengano la scorretta indicazione dei dati, correttivi che “attenuino” un calcolo che – per sua natura – si deve applicare solo in periodi di normali attività, ed ancora indici che misurino l’efficienza produttiva cui legare la fruizione di correttivi anticrisi.

Insomma, siamo arrivati davvero al doppio carpiato e forse è giunto il momento di pigiare il piede sul freno.

Non spaventa tanto il fatto che il risultato dello studio venga ancora utilizzato dagli uffici (anche se, ad onor del vero, basterebbe focalizzare l’attenzione sul reddito e sui conti correnti per risparmiare molto tempo e fatica), quanto piuttosto che all’esito degli studi (in termini di congruità, coerenza, normalità e chi più ne ha più ne metta) sono legate numerose ricadute in ambito fiscale, che scorrono dal beneficio del regime premiale agli intrecci con le società di comodo (altro mostro dalle sette vite che permane nel nostro ordinamento nonostante sia fondato su parametri numerici del 1994!).

Per meglio comprendere il ragionamento, basterà verificare come l’Agenzia delle entrate commenta la scoperta del malfunzionamento cui sopra si accennava.

Da un lato, si dice che “i contribuenti interessati dall’anomalia citata saranno considerati coerenti all’indicatore in argomento e non saranno tenuti a presentare una dichiarazione integrativa”.

Qui tocchiamo l’apice del buonismo: grazie per consentirci di non dover mettere mano al modello per rimediare ad un errore dell’amministrazione!

Per altro verso, si afferma che “ai citati soggetti, nel caso in cui applichino lo studio VD11U, saranno ovviamente “riconosciuti” i benefici previsti dal regime premiale, laddove risultino, oltre che congrui, coerenti e normali agli indicatori previsti dallo studio”.

Grazie anche per questa concessione.

Nulla si dice, invece, per coloro che non abbiano potuto, ad esempio, vantare una causa di esclusione dal regime delle comodo, in quanto (apparentemente) non coerenti, anche se congrui.

Ecco che emerge in modo lampante come l’effetto domino ascrivibile agli studi di settore risulti completamente fuori controllo.

Fuori controllo nella costruzione di uno strumento cui si chiede troppo (speriamo che, nella prossima versione, non si accenda anche una spia se il contribuente si fosse lasciato scappare un accidente nei confronti del fisco).

Fuori controllo nella elaborazione dello strumento software cui si attribuisce l’ingrato compito di applicare innumerevole variabili matematiche, con le ormai note “processioni” di versioni successive che rimediano ad errori ed inesattezze.

Fuori controllo, in definitiva, nel governo complessivo della materia, in quanto ancora rapiti dall’idea che quattro formule possano indicare l’evasore da perseguire.

Siamo nel bel mezzo dell’attuazione dell’ennesima Legge Delega di riforma del sistema tributario, con tanto di istituzione di Commissioni che avranno lo scopo di studiare l’evasione fiscale; forse, ma noi siamo veramente provinciali, sarebbe stato molto più semplice cominciare a raddrizzare ciò che oggi proprio non funziona, poi si poteva pensare a fare cose nuove.

Tutti tranquilli, comunque. Gerico 2013 e 2014 è stato corretto, così tutti noi potremo dormire sonni sereni.