28 Marzo 2014

Anche il sindaco si innamorò del fisco

di Giovanni Valcarenghi
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Lo scorso 20 marzo, il Direttore dell’Agenzia delle entrate è stato ascoltato in audizione alle Camere per aggiornare il Parlamento sulla attuazione e sulle prospettive del Federalismo fiscale. Dalla relazione possiamo estrapolare il paragrafo relativo alla partecipazione dei Comuni all’attività di accertamento, per svolgere qualche riflessione, anche in vista del decollo del nuovo redditometro.

Come noto, negli anni dal 2005 al 2008 è stata creata una legislazione specifica tesa a rendere possibile la partecipazione attiva dei Comuni alla fase dell’accertamento, mediante un sistema di interscambio elettronico dei dati (l’Anagrafe Tributaria mette a disposizione le informazioni possedute che sono utilizzate per un riscontro con la realtà risultante a livello locale) che consente agli enti di inviare le c.d. “segnalazioni qualificate”. Da tali informazioni, ove ritenute corrette e meritevoli di attenzione, potrebbero sorgere attività di accertamento. La contropartita è l’assegnazione di una parte delle maggiori imposte riscosse (con un crescendo rossiniano dal 30 al 100%) a seguito dei citati accertamenti. Nel 2014, ad esempio, risulta che Milano e Bergamo abbiano incassato 1 milione di euro, Bologna e Genova oltre 700.000 euro, Rimini oltre 600.000, Formigine 800.000 e Castel San Pietro Terme 530.000.

Una partecipazione alla “campagna” c’è sicuramente stata, poiché risulta che, dal 2009 al febbraio 2014 sono state trasmesse circa 63.000 segnalazioni da quasi 900 Comuni; di queste segnalazioni oltre 10.000 sono state già trasfuse in atti di accertamento con oltre 186 milioni di maggior imposta accertata, con una media di 18.000 euro di maggiori imposte.

Ragionando sul totale sembra essere tutto a posto, anche se, spostandosi ai dati di dettaglio degli accertamenti effettuati, come risulta dalla tabella allegata, è possibile riscontrare che qualche Sindaco ha preso la questione molto seriamente (al top della classifica la regione Emilia Romagna), altri l’hanno completamente snobbata (sono a valore zero le regioni Basilicata, Lazio, Molise, Puglia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta), altri ancora hanno solo voluto partecipare, forse per verificare l’effettivo funzionamento del sistema (non raggiungono la decina Sardegna, Sicilia, Calabria, Campani, Friuli Venezia Giulia).

Il fenomeno analizzato, al quale si associano anche investimenti per la creazione del sistema e la formazione del personale addetto, si caratterizza per due opposte particolarità:

  • da un lato un aspetto virtuoso, mediante il quale si sensibilizzano le istituzioni a livello locale a reperire risorse mediante azioni che, ponendosi in contrasto con fenomeni evasivi, dovrebbero portare beneficio all’intera collettività;
  • per altro verso un aspetto patologico, che evidenzia come ormai l’enorme mole di dati in possesso dell’Anagrafe Tributaria sia un coacervo di informazioni che gli organi preposti all’accertamento non riescono a gestire in modo profittevole, dovendo “appaltare” a terzi l’onere dell’innesco dell’accertamento.

Ma quali sono le violazioni segnalate? Il 46% riguarda fenomeni evasivi legati al patrimonio immobiliare, con doppio beneficio per l’Agenzia e lo stesso ente locale (che oltre al ristorno incrementa anche IMU e TARSU); il 36%, invece, attiene all’individuazione dei beni di capacità contributiva, anche ai fini dell’accertamento sintetico. Alcuni comuni, come Milano, si sono invece distinti sul comparto delle fittizie residenze all’estero (anche per ragioni geografiche) e sulle finte attività no profit.

Che dire, allora, in chiusura? Dando per scontato che, con senso civico, salutiamo con favore il recupero di tali risorse (sperando che vengano bene impiegate!), non possiamo sottrarci a riscontrare una possibile insorgenza di un prevedibile fenomeno, tutto italico.

La transumanza degli evasori fiscali dalle zone con più alto rischio di intercettazione ad altre nelle quali, almeno a valutare i dati ad oggi noti, si possono dormire sonni tranquilli.

Insomma, il Sindaco meno affezionato al fisco avrà certamente più cittadini da amministrare, mentre quello più solerte si troverà ben presto ad essere non più “primo cittadino”, ma “unico cittadino”.

Sono sempre più del parere che ognuno debba fare bene il proprio mestiere.