29 Gennaio 2019

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto
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Identità perdute

Colin Crouch

Laterza

Prezzo – 15,00

Pagine – 144


Nel corso degli anni il grande successo dell’alleanza tra conservatorismo e neoliberismo ha visto il primo fornire una base di stabilità tradizionale di impronta nazionale con ampio appeal popolare, mentre il secondo esplora le possibilità imprenditoriali di una destabilizzante deregolamentazione globale. Le tensioni insite in questa alleanza sono giunte al punto di rottura, in quanto alcuni conservatori rispondono al declino del loro sostegno popolare facendo maggiore affidamento su un sentimento nazionalista. Mentre la possibilità che queste tensioni esplodano offre ottimismo alla sinistra, c’è una risposta cinica al dilemma vissuto dalla destra che dovrebbe invece allarmarla. Se la preoccupazione per lo sconvolgimento della vita causato dal neoliberismo può essere incanalata incolpando le minoranze etniche e altri gruppi potenzialmente impopolari e rafforzando quindi la crescente xenofobia del conservatorismo, i neoliberali possono continuare a intensificare quell’insicurezza globale che sarà poi ascritta alle minoranze, rinsaldando ancora di più l’appeal dei loro incongrui alleati conservatori. Tutto ciò descrive in maniera piuttosto accurata quanto è accaduto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti a partire dal 2016. Il voto di buona parte degli elettori al referendum britannico per l’uscita dall’Europa, un voto fortemente motivato dal desiderio (per usare le parole di uno slogan centrale nella campagna in favore della Brexit) di «riprendere il controllo», è stato interpretato dai suoi principali paladini come un’occasione per allentare i diritti dei lavoratori e le leggi sull’igiene degli alimenti. L’indebolimento dei diritti dei lavoratori è una manovra codificata per la promozione della Gran Bretagna al di fuori dell’UE come «la Singapore dell’Atlantico», con un richiamo a uno Stato – Singapore – non democratico che resta competitivo sul mercato internazionale grazie ai costi ridotti derivanti da una minore tutela dei diritti dei lavoratori e a uno Stato sociale debole. Quanto all’igiene degli alimenti, è un tema importante poiché la Gran Bretagna cerca un accordo commerciale con gli Stati Uniti come pilastro delle sue relazioni commerciali successive all’uscita dall’UE. In una visita a Londra del novembre 2017 il Segretario al commercio statunitense, Wilbur Ross, avvertì la Gran Bretagna che, se desiderava tale accordo, avrebbe dovuto adottare la regolamentazione degli Stati Uniti (meno severa) sull’igiene dei prodotti alimentari importati. Si riprende il «controllo» solo per poi gettarlo via. Donald Trump, eletto presidente degli Stati Uniti anche grazie ai voti degli elettori dal reddito relativamente basso che si sentivano traditi dall’élite nazionale, la quale – a detta dell’allora candidato repubblicano – favoriva le minoranze etniche a scapito dei bianchi americani, è egli stesso un miliardario e ha iniziato rapidamente col cercare di abolire il supporto sanitario pubblico e ha effettuato (con maggior successo) grossi tagli alla tassazione per i grandi contribuenti e le imprese.

 

Magnifici perdenti

Joe Mungo Reed

Bollati Borighieri

Prezzo – 17,50

Pagine – 253


Sol e Liz sono sposati, e innamorati. Sol è innamorato di Liz, e Liz di Sol, ma Sol è anche innamorato della sua professione di ciclista, e Liz del proprio lavoro di genetista. Sol, il cui motto è «Per noi la vita è ciclismo, il ciclismo la vita», corre al Tour de France come gregario di Fabrice, non per vincere, ma per far vincere la squadra. Liz definisce lo scopo del proprio lavoro «Capire a cosa serve un gene in un pesce», e capisce bene anche Sol perché è interessata alle dinamiche di gruppo, molto simili alle leggi biologiche. Entrambi comprendono il senso del loro successo anonimo a beneficio di altri, e si sostengono a vicenda, ma devono difendersi dal contesto che li circonda: per Katherine, la madre di Liz, e per Rafael, il direttore sportivo, se non si vince si fallisce. Seguiamo i ciclisti nella routine giornaliera, spesso comica, e nelle situazioni agonistiche, spesso difficili, nel bene e nel male, fino al traguardo finale, catartico. Le difficoltà e le divergenze cominciano quando il cinico Rafael invita a mezza voce Sol e gli altri corridori e ricorrere a qualche trucchetto di «innocuo» doping. Sol vorrebbe rifiutare, ma Liz, sempre pronta ad agire con entusiasmo e dedizione, decide che la proposta va accettata. Non solo, si offre come «corriere» dietro lauto compenso, seguendo la corsa in automobile e trasportando le sostanze vietate, coperta dalla presenza del piccolissimo Barry, figlio suo e di Sol. Naturalmente dove ci sono anabolizzanti e sacche di sangue per trasfusioni, ci sono anche guai, e infatti il dramma non manca. Ma Reed riesce a equilibrare il tono della scrittura in modo da alleggerirne i risvolti tragici, concentrandosi sul suo scopo ultimo, quello di raccontare una corsa in salita per raggiungere una meta che non è la vittoria. E la metafora corre insieme ai ciclisti e all’automobile di Liz per tutta la narrazione, senza mai incepparla, senza che il lettore quasi se ne accorga.

 

Il peso della neve

Christian Guay-Poliquin

Marsilio

Prezzo – 17,00

Pagine – 256


In seguito a un brutto incidente, un uomo si ritrova nella stanza di una casa in mezzo alla neve. Ha le gambe paralizzate ed è in balia di un vecchio che non conosce. Il misterioso signore gli cura le ferite, gli prepara da mangiare e fa quel che può per riscaldare e illuminare l’ambiente, perché l’energia elettrica è saltata a causa di un improvviso e generalizzato blackout. Ma nonostante l’apparente dedizione, il vecchio rimane un enigma per il suo paziente: potrebbe nascondere qualunque segreto, potrebbe nutrire istinti violenti, potrebbe essere capace di un gesto inconsulto. Come se non bastasse, inquietanti personaggi dai nomi biblici fanno visita ai due uomini portando viveri e notizie dal villaggio vicino, ma neanche loro sembrano persone di cui fidarsi. Con il livello della neve, sale anche la tensione. Di fatto, quella casa immersa in un mare di ghiaccio è una trappola senza uscita, proprio come lo era il labirinto per Dedalo e Icaro. Prigionieri dell’inverno spietato, delle minacce esterne, ma soprattutto l’uno dell’altro, i due possono solo sperare di procurarsi delle ali metaforiche e provare a volare. A patto che l’ambizione non si riveli una condanna. Acclamato da pubblico e critica come la nuova promessa della letteratura canadese, Christian Guay-Poliquin dà vita a un raffinato thriller psicologico che in realtà è molto di più: la storia di una guarigione ma anche di una crescita, di un rapporto tra generazioni che nasce e si evolve in modi inaspettati e in una condizione ambientale estrema; la storia dell’isolamento forzato di due persone e di un’intera comunità, che si trova a fare i conti con bisogni primari e istinti elementari; la storia dell’eterna sfida tra l’uomo e una natura selvaggia, sublime e ostile, salvifica e fatale.

 

La pista di ghiaccio

Roberto Bolaño

Adelphi

Prezzo – 17,00

Pagine – 198


Molti anni prima che lo facessero gli sceneggiatori dei grandi serial americani, Roberto Bolaño aveva usato nel suo romanzo d’esordio quella che potremmo chiamare la tecnica delle «confessioni incrociate». In questo perfetto congegno narrativo – dove con una trama decisamente noir, che gira attorno al ritrovamento di un cadavere, si intersecano diverse storie d’amore – tre sono infatti le voci che si alternano: quella di un messicano in esilio, attratto dalla cupa e sfuggente Caridad, che vive da clandestina in un campeggio della Costa Brava e va in giro con un coltello nascosto sotto la maglietta; quella del gestore del campeggio, affascinato dalla bellissima Nuria, campionessa nazionale di pattinaggio; e quella di un funzionario socialista, un ciccione pateticamente innamorato della capricciosa pattinatrice, per la quale, stornando fondi pubblici, fa costruire una pista di ghiaccio dentro una grande villa fatiscente di proprietà del Comune. Seminando sapientemente indizi preziosi e tracce fuorvianti, Bolaño riesce a creare la rarefatta atmosfera di suspense di un buon thriller – anche se sa perfettamente che la legge non finisce sempre per trionfare, che non tutti gli assassini vengono arrestati e non tutti gli innamorati vivranno felici e contenti – e conduce la narrazione di questo «giallo notturno e cubista» con la consueta, ipnotica visionarietà.

 

Stagno

Claire-Louise Bennett

Bompiani

Prezzo – 15,00

Pagine – 256


Una casa ai margini di un piccolo paese sulla costa atlantica dell’Irlanda, isola ai margini di un continente. Una donna senza nome che ha scelto di vivere ai margini, in una quotidianità fatta di oggetti comuni, pentole, pomodori, zuppe, penne stilografiche, tempeste osservate dalla finestra, mucche che pascolano appena fuori dalla porta. Tutto è vivo e vibrante intorno a lei, uno “sciame di magia straordinaria” che sente scorrere intorno a sé, semplicemente, immersa nella natura e in un flusso di pensieri a cui si abbandona del tutto. Con una scrittura febbrile, ironica, minuziosa, a un passo dalla poesia pura, Stagno percorre trappole e piaceri di una vita solitaria in cui ogni dettaglio s’ingigantisce, ogni minimo suono rimbomba, tutto appare sogguardato attraverso una lente che deforma la realtà e la trasforma in un paesaggio imprevedibile.

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