5 Dicembre 2014

Le spese non hanno lo stesso “peso” nell’accertamento sintetico

di Sergio Pellegrino
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Nel contributo dello scorso 3 dicembre, abbiamo “ricostruito” le logiche del “nuovo” accertamento sintetico sulla base dell’analisi della disciplina contenuta nell’art. 38 del d.P.R. 600/73 e nel D.M. 24 dicembre 2012.

Oggi ci soffermiamo invece sulla natura delle spese utilizzate dall’Agenzia per la ricostruzione sintetica del reddito e sulla loro valenza probatoria.

Ci sono innanzitutto le spese certe, risultanti all’Amministrazione finanziaria da varie fonti:

  • dati presenti in anagrafe tributaria: ad esempio, pensando alle abitazioni, le spese per l’energia elettrica;
  • acquisite dall’Agenzia, ad esempio attraverso questionari inviati a terzi;
  • “certificate” dallo stesso contribuente: attraverso l’indicazione in dichiarazione (come avviene per le spese mediche o per le ristrutturazioni) o in risposta al questionario inviato dall’Ufficio.

Si tratta di dati oggettivi e inconfutabili, sui quali conseguentemente non vi possono essere discussioni in merito alla quantificazione, anche perché il “cambio” applicato al contribuente è estremamente favorevole: un euro di spesa si traduce in un euro di reddito.

Abbiamo poi le spese per elementi certi. Qui si parte da un fatto noto, ad esempio la disponibilità di un’auto piuttosto che di un’imbarcazione, e a questo si aggancia una spesa presunta che viene determinata sulla base di dati statistici, provenienti dall’Istat piuttosto che da altre fonti.

Da questo punto di vista sembrerebbe esservi una continuità con il “vecchio” redditometro, ma in realtà c’è una profonda differenza.

Nel “vecchio” redditometro, infatti, i coefficienti applicati agli indicatori di capacità contributiva determinano un reddito presunto che riflette di fatto la propensione alla spesa del contribuente e non ha una correlazione diretta con il costo di gestione del bene.

Nella “nuova” ottica, invece, il dato statistico serve proprio per ricostruire la spesa correlata al possesso del bene quando quel dato non è già presente in anagrafe tributaria (ed è questo il motivo per cui i beni nel “nuovo” redditometro pesano molto di meno, in termini di reddito sintetico correlato, rispetto al “vecchio” redditometro).

Volendo fare l’esempio dell’auto, la spesa per il bollo è spesa certa, perché risulta all’Amministrazione, quella per la manutenzione invece spesa per elementi certi, in quanto viene ricostruita sulla base del dato statistico.

Naturalmente in questo caso siamo di fronte ad una presunzione, ma risulta difficile capire come il contribuente possa confutare il dato in questione, non essendo certo possibile dimostrare documenti alla mano di avere speso meno di quanto l’Agenzia presume (perché evidentemente l’ufficio potrebbe eccepire che il contribuente non ha prodotto tutta la documentazione fiscale o ancor peggio ha sostenuto i costi in “nero”).

Infine ci sono le spese Istat, che sono spese per beni e servizi di uso corrente fondate esclusivamente sul dato statistico: qui manca anche il fatto certo, ossia l’effettivo sostenimento della spesa da parte del contribuente.

Naturalmente se ragioniamo sulle spese per il cibo o per il vestiario, il contribuente non potrà dire di non aver speso nulla nel corso dell’anno, mentre, per fare altre esemplificazioni, quelle per i viaggi o per l’acquisto di gioielli sono effettivamente soltanto eventuali.

Dai primi inviti al contradditorio che hanno ricevuto i nostri Clienti, abbiamo verificato come l’Agenzia abbia ben compreso il diverso valore probatorio degli elementi di spesa e conseguentemente, nella maggior parte dei casi, ha fondato l’accertamento sulle spese certe e su quelle per elementi certi, tralasciando le spese Istat che poco danno in termini di “contributo” alla quantificazione del reddito sintetico, ma aprirebbero una “falla” nella credibilità della ricostruzione operata da parte dell’ufficio.

Vi ricordate il redditest, la franchigia di 12.000 euro, le disquisizioni sul valore dei dati statistici e sull’opportunità, suggerita da qualche commentatore fantasioso, di tenere una sorta di “contabilità familiare”tutto da dimenticare!