30 Settembre 2016

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto
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Scritti sulla storia

scritti sulla storiaFernand Braudel

Bompiani

Prezzo – 14,00

Pagine – 576


“Perché la fragile arte di scrivere la storia dovrebbe sfuggire alla crisi generale della nostra epoca?” si chiedeva Fernand Braudel in una prolusione letta al Collège de France. La storia, se non voleva essere “una piccola scienza del contingente”, doveva iniziare a dialogare con tutte le altre scienze umanistiche, dalla sociologia all’antropologia, dall’etnologia alla geografia, dalla demografia all’economia. Infatti solo superando i diversi specialismi la storia, che ha il compito di fornire la dimensione temporale, avrebbe potuto ambire a essere il coronamento delle numerose scienze umane. Gli Scritti sulla storia, qui riuniti in un unico volume, offrono l’occasione di tornare sulle originarie formulazioni di un maestro di metodologia storica qual è Braudel. Accanto al versante propriamente speculativo, la seconda parte della raccolta presenta un campione di saggi propriamente storiografici, tra i quali, oltre al magistrale contribuito sui prezzi in Europa dal 1450 al 1750, si segnalano le succinte biografie di Carlo V e del figlio Filippo II, scritte per una collana divulgativa, in cui tuttavia lo storico non rinuncia a pronunciarsi su questioni interpretative.

 

Che fine ha fatto il capitalismo italiano?

Che fine ha fatto il capitalismo italianoGiuseppe Berta

Il Mulino

Prezzo – 14,00

Pagine – 160


La realtà industriale italiana presenta continuamente casi di imprese virtuose, che operano con successo sui mercati internazionali. Si tratta di imprese di taglia intermedia, che animano un’imprenditorialità vigorosa ma non hanno la forza di sostituirsi ai campioni del passato. Il libro invita a una riconsiderazione coraggiosa degli assetti imprenditoriali dell’Italia d’oggi e a una valutazione realistica del nostro potenziale economico e industriale. La sfera più propria del nostro paese – secondo l’autore – è quella del mercato e non del capitalismo: alle sue reti lunghe occorre agganciarsi per non rinunciare a una prospettiva di sviluppo che possiamo ancora conseguire.

 

C’è un dopo?

C’è un dopoCamillo Ruino

Mondadori

Prezzo – 19,00

Pagine – 208


È ancora possibile oggi, in un mondo dominato dal secolarismo e dalla cultura scientifica, pensare a una vita dopo la morte? Per rispondere a questo interrogativo, a cui nessuno può dirsi disinteressato, il cardinale Ruini sviluppa una riflessione a tutto campo, che mette a confronto storia e attualità, indagine razionale e fede religiosa, scoperte della tecnoscienza e aspirazioni profonde dell’animo umano, e offre una sobria ma toccante testimonianza personale: le esperienze vissute come sacerdote accanto a chi è giunto al traguardo della vita terrena e il modo in cui egli stesso, ormai anziano, sente e vive l’avvicinarsi dell’ultimo viaggio. Prima di affrontare il grande tema dell’esistenza di un aldilà, Ruini prende in esame quella certezza biologica, e insieme quell’enigma filosofico, che è la morte, il cui significato è profondamente cambiato nell’ultimo secolo: l’aumento della preoccupazione per la propria sorte, nei nuovi scenari aperti dal prolungamento dell’attesa di vita, è andato di pari passo con la decostruzione sociale e culturale della morte, ridotta oggi a semplice fatto naturale. Ultima versione di quel fenomeno antico quanto la specie umana che è la fuga dall’idea della propria fine. Nonostante la coscienza della morte e il desiderio di trascenderla attraverso una qualche forma di sopravvivenza siano caratteristiche primarie dell’uomo, costitutive della sua identità, è davvero arduo raggiungere la certezza razionale di una vita dopo la morte, come dimostrano le dense pagine dedicate ai rapporti tra mente e cervello, ai grandi risultati raggiunti dalle neuroscienze e agli interrogativi ancora più grandi che rimangono aperti. Di fronte ai quali un credente come Ruini cerca una risposta nella religione e, in concreto, nel cristianesimo, che ha al centro la vittoria di Cristo sulla morte, in un dialogo fecondo tra fede, ragione e storia, e in un confronto serrato con le proposte alternative dell’islam e del buddismo. Pur trattando un argomento triste e inquietante, C’è un dopo? è un libro sereno, che trasmette fiducia al lettore, perché pervaso da quella che l’autore chiama «la grande speranza». La speranza in una vita futura che, impedendoci di assolutizzare il presente e di considerare definitivi gli effetti del nostro agire, ci libera interiormente e ci consente di perseguire ciò che è buono e giusto, anche al di là delle probabilità di successo. Una speranza, insomma, che poggia sulla fede in Dio e dona a ogni evento della nostra vita un significato diverso, più ampio e duraturo.

Vite minuscole

Vite minuscolePierre Michon

Adelphi

Prezzo – 18,00

Pagine – 204


Vite minuscole esce in Francia nel 1984. È il primo libro di uno scrittore ignoto al milieu letterario, ma è subito chiaro che si tratta di un esordio folgorante. E audace: recuperando una tradizione che risale a Plutarco, a Suetonio, all’agiografia, Michon ci racconta le vite di dieci personaggi non già illustri o esemplari, ma, appunto, minuscoli: e dunque votati all’oblio se non intervenisse a riscattarli una lingua sontuosa, di inusitata e abbagliante bellezza, capace di «trasformare la carne morta in testo e la sconfitta in oro». Vite come quella dell’antenato Alain Dufourneau, l’orfano che vuole «fare il salto nel colore e nella violenza», in Africa, convinto che solo laggiù un contadino diventa un Bianco e, fosse anche «l’ultimo dei figli malnati, deformi e ripudiati della lingua madre», può sentirsi più vicino alla sua sottana di un Nero; o come quella, lacerante, di Eugène e Clara, i nonni paterni, inchiodati nel ruolo di «tramite di un dio assentato» – il padre, il «comandante guercio», che ha preso il largo e da allora scandisce la vita del figlio come la stampella di Long John Silver, nell’Isola del tesoro, «percorre il ponte di una goletta piena di sotterfugi»; o come quella dei fratelli Roland e Rémi Bakroot, i compagni di collegio, torvamente sprofondati nel passato remoto dei libri il primo, nell’invincibile presente il secondo, e uniti da una rabbia ostinata non meno che da un folle amore. Santi o losers, paradigmi o catastrofici avatar del narratore, ciascuno di questi personaggi ha in qualche modo ordito il suo destino, istigato un’irreparabile lontananza, fomentato la convinzione che solo nella più inattingibile letteratura c’è salvezza.

Un po’ di follia in primavera

po' di follia in primavera

Alessia Gazzola

Longanesi

Prezzo – 16.90 euro

Pagine – 304


Quella di Ruggero D’Armento non è una morte qualunque. Perché non capita tutti i giorni che un uomo venga ritrovato assassinato nel proprio ufficio. E anche perché Ruggero D’Armento non è un uomo qualunque. Psichiatra molto in vista, studioso e luminare dalla fulgida carriera accademica, personalità carismatica e affascinante… Alice Allevi se lo ricorda bene, dagli anni di studio ma anche per la recente consulenza del professore su un caso di suicidio di cui Alice si è occupata. Impossibile negare il magnetismo di quell’uomo all’apparenza insondabile ma in realtà capace di conquistare tutti con la sua competenza e intelligenza. Eppure, in una primavera romana che sembra portare piccole ventate di follia, la morte violenta di Ruggero D’Armento crea sensazione. Pochi e ingannevoli indizi, quasi nessuna traccia da seguire. L’indagine su questo omicidio è impervia, per Alice, ma per fortuna non lo è più la sua vita sentimentale. Ebbene sì, Alice ha fatto una scelta… Ma sarà quella giusta?

Dottryna