7 Gennaio 2015

Privacy, come sarà fra 10 anni?

di TeamSystem
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Oggi parlare di privacy è una cosa sempre molto complessa. Da una parte stiamo sempre attenti a proteggerci da occhi indiscreti inserendo password ovunque, tanto che ormai sono sempre più utilizzati i software che servono a raccogliere e proteggere le nostre password. Come se ci servisse un lucchetto per proteggere altri lucchetti. Dall’altra parte ci sono social network e ricevitori Gps in tutti i cellulari che tracciano qualunque movimento e comunicano al mondo, attraverso i nostri selfy e le foto delle vacanze, dove ci troviamo e cosa stiamo facendo. Pe cercare di capire meglio come si sta evolvendo il concetto di privacy, la società di ricerca americana Pew Research Center, ha raccolto dei dati consultando migliaia di esperti. Tutto questo per capire come si evolverà il diritto alla riservatezza nel 2025 ovvero fra 10 anni.

 

È già difficile adesso

Il discorso che si evince dalle dichiarazioni degli intervistati, tutti esperti di tecnologia, web, marketing e sicurezza, è che già oggi la possibilità di mettere in pratica una forma di privacy digitale è sostanzialmente qualcosa di molto difficile. Fra 10 anni lo sarà ancora di più, perlomeno se usiamo internet e tutte le tecnologie che arriveranno in un lasso di tempo che, per quanto riguarda l’evoluzione tecnologica, può essere paragonato a un secolo. Basta pensare solo che 10 anni fa non esistevano i tablet, i social network e gli smartphone erano solo idee messe malamente in pratica con prezzi esorbitanti.

 

Oggetti connessi

Pensiamo poi a cosa vuol dire l’internet of things, ovvero l’Internet delle cose. Se ancora adesso siamo connessi alla Rete con i nostri computer o dispositivi portatili, nei prossimi anni qualunque oggetto o indumento sarà collegato a Internet. Lo saranno le luci di casa, l’impianto audio e quello di riscaldamento. Il frigorifero e il sistema di allarme. Per non parlare dell’abitacolo della nostra macchina che potrà segnalarci percorsi alternativi, parcheggi disponibili e altro ancora. Con questi presupposti, cosa vuol dire privacy? Saremo tutti tracciati e profilati, come usano dire gli esperti di marketing. Certo, forse non è il caso di pensare a un Grande Fratello che controlli tutto, perché in realtà accetteremo di percorrere questa strada che abbiamo ormai già imboccato solo per avere in cambio dei servizi. D’altronde, Google ci manda pubblicità mirata proprio perché studia i nostri movimenti in rete. Ma anche la tessera per la raccolta punti del supermercato è un mezzo per memorizzare le nostre abitudini di acquisto e inviarci promozioni mirate.

 

La privacy del 2025

Dunque, come sarà la privacy nel 2025? Secondo Hal Varian, di Google, la stragrande maggioranza delle persone, la baratterà senza battere ciglio per avere in cambio dei servizi. Ci saranno comunque persone che sceglieranno di tagliarsi fuori da questo universo iperconnesso, ma si tratterà di una percentuale molto bassa. Secondo lo studioso Jeremy Epstein, per la stragrande maggioranza delle persone tutto avverrà come nella storia della rana bollita che “Continueranno a perdere privacy un grado alla volta, senza accorgersene, fino a perderla del tutto”. In realtà molti degli intervistati hanno auspicato un intervento delle autorità per monitorare e regolamentare in maniera più chiara e severa il diritto alla privacy, ma “i dati delle persone rappresentano un business troppo grande, con troppi interessi intorno e lobby troppo potenti per far sì che effettivamente un governo e meglio “i governi” decidano di prendere misure drastiche”. Ha dichiarato uno degli intervistati di cui Pew Research Center non fa il nome. Insomma, chi vivrà vedrà, ma nel frattempo, disabilitiamo almeno la localizzazione dallo smartphone…