1 Marzo 2024

Obiettivo sostenibilità: al primo posto nell’agenda delle imprese 

di Luigi A. M. Rossi
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La sostenibilità è oramai una norma.

L’Unione europea ha emanato disposizioni chiare, che vincolano imprese ed operatori finanziari, finalizzate all’attuazione di un sistema regolamentare integrato che coinvolgerà un numero sempre maggiore di destinatari obbligati a rendicontare le performance ESG.

Difatti, all’assioma rischio-rendimento si integra l’analisi sui fattori Environmental, Social e Governance che, oggi, fungono da driver per la canalizzazione di investimenti, a favore di quelle imprese le cui performance finanziarie sono raggiungibili per il mezzo di strategie sostenibili.

Il cambio di rotta non è solo normativo, ma principalmente culturale caratterizzato dal passaggio dal tradizionale paradigma economico di tipo “estrattivo”, in cui il valore di input economico, sociale e ambientale che l’impresa necessita per funzionare, è maggiore di quanto l’impresa è in grado di generare come output, ad un paradigma di tipo “rigenerativo” dove, invece, il sistema economico, ed in primis le aziende, sono progettati e agiscono per creare valore condiviso per la società e per rigenerare la biosfera: il break-even non è più esclusivamente economico-finanziario, ma è calcolato sulla triplice prospettiva, ossia economica, sociale e ambientale.

Orbene, le sfide che attendono le imprese, ed i professionisti che vogliono svolgere il loro consueto ruolo di guida e supporto, se affrontate con tempismo, possono offrire un decisivo vantaggio competitivo dell’azienda in termini di posizionamento sul mercato.

Non solo una scelta di compliance, quindi, ma una scelta di sopravvivenza.

Appare evidente, difatti, che la rigida misurazione degli impatti extra-finanziari e la divulgazione dei risultati da parte delle aziende svolgono un ruolo chiave sia per la definizione del nuovo concetto di “sviluppo economico” sia per le stesse strategie imprenditoriali di medio lungo periodo, in grado non solo di creare profitto, ma anche di costruire un capitale reputazionale che possa rivelarsi concretamente competitivo nell’attrazione (tra gli altri) degli investitori e consumatori che sempre di più abbracceranno la cultura della sostenibilità.

Tutto ciò rientra all’interno del complesso di regole europee sulla sostenibilità, di cui il segmento “green” ne rappresenta solo una parte e che, a sua volta, si colloca nel più ampio programma di azioni stilato da 193 Paesi membri dell’ONU che hanno individuato i 17 Sustainable Development Goals da raggiungere entro il 2030.

Ecco che l’iniziativa economica privata, costituzionalmente garantita, si può elevare a protagonista nel raggiungimento degli obiettivi di scala globale nei tempi prefissati.

L’Italia è riuscita a distinguersi nel panorama legislativo internazionale come primo Stato sovrano, dopo gli Stati Uniti, a promuovere una Legge ad hoc, dedicata alle Società Benefit (L. 208/2015, commi 376-383 e Allegati 4 – 5).

Con questa nuova forma giuridica di impresa, si estende la finalità originaria contratto sociale delineato all’articolo 2247, cod. civ., con cui “[…] due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili” individuando, nelle Società Benefit, quelle società che “nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”.

Lo status giuridico Società Benefit permette, quindi, alle aziende che lo adottano, di includere all’interno dell’oggetto sociale la creazione di valore non solo per i soci ma per tutti i portatori di interesse, ufficializzando così l’impegno dell’azienda, con corrispondenti obblighi del management, nel perseguire effetti positivi o nel ridurre quelli negativi, nel processo produttivo e nelle strategie aziendali.

Abbracciando questo paradigma, quindi, si consente al business di rappresentare una forza propulsiva di cambiamento verso un futuro che si fa sempre più vicino.