10 Dicembre 2015

La voluntary fa i conti

di Alessandro Bonuzzi
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La somma di denaro che la procedura di collaborazione volontaria dovrebbe portare nelle casse dello Stato ammonta a circa 3,8 miliardi di euro. L’importo è stimato al netto degli interessi e con l’applicazione, agli oltre 59 miliardi di euro di attività per le quali è stata richiesta la regolarizzazione, di aliquote medie prudenziali. Pertanto, l’introito finale dovrebbe verosimilmente raggiungere i 4 miliardi di euro.

I dati sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella giornata di ieri presso il Ministero dell’economia e delle finanze a cui hanno partecipato il Vice Ministro, Luigi Casero, il Consigliere del Ministro per le politiche fiscali, Vieri Ceriani, il Direttore generale del Dipartimento Finanze del MEF, Fabrizia Lapecorella, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi.

La notizia è stata poi divulgata con un comunicato stampa pubblicato, sia sul sito del MEF, sia sul sito dell’Agenzia delle entrate, a far intendere la perfetta sintonia esistente tra i due corpi istituzionali.

Scaduto – lo scorso 30 novembre – il termine ultimo per presentare in via telematica le istanza di adesione alla procedura, la voluntary fa i conti.

Sono state trasmesse complessivamente 129.565 istanze di cui:

  • 127.348 riguardano la disclosure internazionale, con l’emersione quindi di capitali detenuti all’estero;
  • 1.507 riguardano la disclosure nazionale, volta a regolarizzare capitali detenuti in Italia ma non dichiarati;
  • 710 riguardano sia la disclosure internazionale che nazionale.

È curioso riscontrare che 63.251 istanze sono state presentate entro il 30 settembre (termine originario di scadenza) e ben 66.315 istanze sono state presentate, invece, nella finestra dal 1° ottobre al 30 novembre (termine di scadenza finale fissato dal D.L 153/2015). In pratica, più della metà delle adesioni hanno beneficiato della proroga.

Un elevato numero di istanze hanno ad oggetto importi compresi tra 300.000 e 3 milioni di euro (28.000) e importi compresi tra 60.000 e 150.000 euro (23.000), mentre solo 326 istanze riguardano attività di valore superiore a 15 milioni di euro.

Le domande sono pervenute da contribuenti residenti in tutte le regioni d’Italia, dalla Lombardia (63.580 istanze) alla Basilicata (88 istanze).

Circa il 70 per cento del valore complessivo delle attività emerse (che di preciso ammonta a 59.578.928.219 euro) proviene dalla Svizzera che, tra i paesi esteri, stacca di gran lunga il Principato di Monaco. Nello specifico, le attività estere provengono per la gran parte dai seguenti Paesi: Svizzera (69,6 per cento), Principato Di Monaco (7,7 per cento), Bahamas (3,7 per cento), Singapore (2,3 per cento), Lussemburgo (2,2 per cento) e San Marino (1,9 per cento).

Vale la pena, poi, sottolineare come il comunicato stampa di ieri precisi che “i numeri non valgono da soli a cogliere la reale portata della misura”. Infatti, ciò che è da apprezzare è il fatto che “La collaborazione volontaria rappresenta una procedura spartiacque rispetto al passato, anche relativamente recente, e un radicale cambio di passo. Finita l’era del segreto bancario, il rapporto tra Fisco e contribuenti riparte quindi da un rinnovato dialogo che si baserà essenzialmente sulla fiducia: da una parte il cittadino, che svela volontariamente dati, informazioni e provenienze dei volumi nascosti all’estero, dall’altro l’Agenzia, che si prepara a curare una ad una le istanze, in contraddittorio con il contribuente stesso”.

In chiusura, si ricorda che il prossimo appuntamento con la voluntary scadrà il 30 dicembre 2015, termine ultimo per la presentazione della relazione di accompagnamento e della documentazione.