3 Agosto 2016

BREXIT: la Gran Bretagna fuori dalla Unione Europea

di Marco Degiorgis
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Alla fine è successo: la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea!

Le previsioni erano tutte in senso Remain, invece il popolo britannico ha scelto, anche se per pochi voti di differenza, 52%, Leave.

Non mi voglio lanciare in profezie e previsioni, che puntualmente verrebbero smentite, ma alcune cose si possono immaginare con buona approssimazione.

Da un punto di vista politico, questo referendum innesca le aspirazioni indipendentiste di molti; alcuni partiti, altre minoranze geopolitiche, anche intere nazioni. Paesi come l’Olanda, dove il Partito per la Libertà è molto popolare, o la Danimarca, dove il flusso di migranti è stato socialmente destabilizzante, partiti nostrani come Movimento 5 Stelle o Lega Nord scalpitano per uscire dall’Unione.

Il rischio peggiore è che l’UE si disgreghi, il minore è che fatichi a proseguire così.

Infatti ha vinto la distanza che i cittadini europei percepiscono da questa unione, che la fa sembrare lontana anni luce dalle reali e diverse esigenze di ciascuna nazione. Il problema delle diverse regole e velocità dell’UE non è stato risolto e la sfida politica, in questo momento, sembra veramente titanica!

A me piace essere positivo, quindi credo che questa sia l’occasione per ricostruire il colosso con i piedi d’argilla Unione Europea, magari da zero, ma con basi e principi solidi e veramente condivisi, senza essere imposti dall’alto come accaduto finora.

So, Bye Bye Great Britain!

Questo è ciò che hanno recepito i mercati dei capitali: perdite molto pesanti per le azioni, fino all’11% venerdì 24 luglio. La sterlina ha registrato perdite massicce rispetto al dollaro e all’euro, il che non fa presagire nulla di buono per l’inflazione e lo sviluppo economico nel Regno Unito. Anche i titoli di stato zona euro e dintorni hanno accusato il colpo.

Inoltre l’Euro ha incassato perdite nei confronti di valute esterne, come il Dollaro Statunitense o lo Yen giapponese.

Credo che gli investitori guarderanno al risultato del referendum costituzionale in Italia in programma ad ottobre e alla elezioni presidenziali negli Stati Uniti di novembre con un occhio diverso.

Il Regno Unito è ancora nell’Unione Europea da un punto di vista legale, ma già fuori da quello politico. Tuttavia, il percorso per uscire sembra tortuoso dal momento che:

  • la Brexit è stato un colpo diretto alla Commissione Europea che cercherà di evitare che altre nazioni siano tentate di uscire;
  • le nazioni appartenenti all’Unione Europea hanno obiettivi differenti (la Polonia sulla libera circolazione dei lavoratori, la Francia e la Germania sui servizi finanziari, l’Olanda sul libero commercio, eccetera);
  • nel Regno Unito stesso, il fronte Brexit non sembra preparato in un contesto di incertezza della politica locale.

Infine, è probabile che vedremo un Regno Unito più debole all’interno di un’Europa indebolita. Come ho già sottolineato la frammentazione politica europea è in atto e il referendum nel Regno Unito è solo un esempio di tale processo.

Sicuramente la Gran Bretagna dovrà cercare accordi commerciali favorevoli con gli ex partner europei, anche se sarà difficile ottenere condizioni simile a quelle pre exit.

Il settore finanziario patirà questa situazione di stallo, con movimenti scomposti degli indici, senza prendere una direzione certa.

Una opportunità potrebbe invece essere la creazione di una piazza finanziaria vicina all’Europa ma esente da leggi, leggine, balzelli, cavilli tipici dei governanti di Bruxelles. Londra è già attrezzata, da sempre, e questa potrebbe essere l’occasione ideale per diventare la piazza offshore numero uno al mondo, ma rimanendo almeno geograficamente in Europa, magari siglando accordi discreti e riservati con la Svizzera, come consuetudine degli elvetici.

L‘oro è considerato il bene rifugio per eccellenza, e lo si vede in momenti turbolenti come questi.  Il prezzo del metallo giallo si è impennato giovedì notte, dopo il referendum! È un segno del bisogno di concretezza e di beni indistruttibili, concreti, bisogno che l’oro e pochi altri beni soddisfano.

In un contesto di incertezza totale come quello attuale, il metallo giallo rappresenta un’ancora di salvezza, si sa. Le quotazioni in euro sono cresciute da inizio anno di oltre 18% e non credo sia finita, anzi non è tardi per salire sul treno in corsa.

L’importante è capire quanto investire e in quali strumenti, sempre consigliabile chiedere consiglio ad un consulente indipendente, non a chi ti vuol vendere il lingotto o il certificato sull’oro.

Da ora e per i prossimi mesi sarà necessario un monitoraggio più serrato degli investimenti e soprattutto serviranno nervi saldi, senza perdere mai di mira i veri scopi per cui stai investendo, le cose che ti stanno veramente a cuore e che vuoi realizzare attraverso l’uso del denaro.

Per approfondire le problematiche relative al ruolo del professionista nella pianificazione patrimoniale vi raccomandiamo il seguente master di specializzazione:

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