1 Marzo 2017

I flussi degli investimenti nel rendiconto finanziario

di Sandro Cerato - Direttore Scientifico del Centro Studi Tributari
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L’articolo 2425-ter codice civile (inserito ad opera del D.Lgs. 139/2015) disciplina il contenuto del rendiconto finanziario, precisando che dallo stesso devono risultare, per l’esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello precedente, due elementi: l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide all’inizio ed alla fine dell’esercizio, nonché i flussi finanziari derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento e da quella di finanziamento (con autonoma indicazione nell’ambito di quest’ultima delle operazioni con i soci). Ricordando che il rendiconto finanziario costituisce parte integrante del bilancio di esercizio delle società che redigono lo stesso in forma ordinaria (per le altre società non è previsto alcun obbligo di redazione), in questo intervento si focalizza l’attenzione sulla gestione dei flussi finanziari derivanti dall’attività di investimento. Il documento OIC 10 (aggiornato alla fine del 2016) contiene importanti indicazioni su come costruire il rendiconto finanziario proponendo da un lato uno schema rigido e dall’altro la possibilità di utilizzare due diverse metodologie (diretta ed indiretta) per illustrare i flussi derivanti dall’attività operativa. Per quanto riguarda, invece, i flussi rivenienti dall’attività di investimento, il documento OIC 10 comprende in tale ambito i flussi che derivano dall’acquisto e dalla vendita di immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie, nonché derivanti dalle attività finanziarie non immobilizzate. A titolo esemplificativo devono essere quindi indicati i flussi derivanti dall’acquisto e dalla vendita di fabbricati, impianti, macchinari, ovvero quelli derivanti dall’acquisizione e vendita di immobilizzazioni immateriali e finanziarie.

Il documento OIC 10 richiede l’esposizione dei flussi finanziari dell’attività di investimento in maniera separata distinguendo tra immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie. Più in particolare, per quanto riguarda gli investimenti all’interno di ciascuna categoria il flusso finanziario (ossia l’esborso effettivamente sostenuto), è rappresentato dall’acquisto di immobilizzazioni che deve tuttavia essere rettificato per tener conto della differenza tra il saldo dei debiti verso fornitori per immobilizzazioni all’inizio dell’esercizio e quello esistente alla fine dell’esercizio. I dati sono quindi ricavabili sia dalla contabilità che dalla nota integrativa (tabelle in cui sono indicate le variazioni delle immobilizzazioni), e riportati nel rendiconto finanziario. Ad esempio, si consideri la società Alfa che ha acquisito nuove immobilizzazioni materiali (impianti e macchinari) nel corso del 2016 per euro 50.000 (dato desunto dalla nota integrativa), mentre il saldo dei debiti verso fornitori per immobilizzazioni alla fine del 2016 è incrementato di 10.000 rispetto al dato presente nel bilancio 2015 (20.000 all’1.1.2016 e 30.000 al 31.12.2016). Il flusso finanziario relativo agli investimenti è quindi pari a 40.000 (50.000 + 20.000 – 30.000), in quanto a fronte di un investimento economico di 50.000 euro il flusso finanziario effettivamente pagato nel corso del 2016 è stato pari a 40.000 (il residuo importo di 10.000 è stato rinviato agli esercizi successivi).

Lo stesso ragionamento deve essere seguito per l’indicazione dei flussi finanziari derivanti dai disinvestimenti, per i quali il punto di partenza è rappresentato dal valore netto contabile del bene ceduto (dato reperito dalla nota integrativa), cui aggiungere l’eventuale plusvalenza realizzata (o in diminuzione la minusvalenza) indicata nel conto economico. Successivamente, al fine di ottenere l’effettivo incasso derivante dalla cessione, è necessario tener conto del differenziale dei crediti verso clienti per immobilizzazioni tra l’inizio e la fine dell’esercizio (in aumento il saldo iniziale ed in diminuzione quello esistente al 31 dicembre).

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