12 Maggio 2025

La valutazione dei piani pluriennali

di Massimo Buongiorno
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Nel corso dell’ultimo decennio il processo di pianificazione si è sempre più esteso anche alle PMI. Quale processo gestionale da svolgere in modo sistematico la pianificazione si rende necessaria:

  1. per le sempre più pressanti richieste degli istituti di credito che attribuiscono un peso crescente alle previsioni nelle valutazioni di affidamento;
  2. ai fini della redazione del bilancio di esercizio ed in particolare si pensi all’Oic 11 per la valutazione della continuità aziendale ma anche all’Oic 9 relativamente all’impairment test ed ancora all’Oic 25 (iscrivibilità in bilancio delle imposte anticipate) o all’Oic 24 (recuperabilità dei costi capitalizzati);
  3. a seguito di precise richieste normative quali l’adozione da parte degli amministratori delle società di assetti organizzativi, amministrativi e contabili idonei a cogliere anticipatamente gli indizi di crisi (articolo 3, Codice, e articolo 2086, comma 2, cod. civ.).

È anche possibile che una PMI possa produrre un piano pluriennale in modo occasionale in concomitanza di operazioni straordinarie che richiedono una valutazione fondata su dati previsionali.

La necessità di disporre di un piano pluriennale non sempre si accompagna con un risultato sufficientemente affidabile. In tal senso, un piano pluriennale, prima di essere impiegato per le differenti finalità sopra ricordate, specie quando a doverlo impiegare è un soggetto terzo rispetto alla società che lo ha prodotto (attestatore, revisore, valutatore, esperto nelle operazioni di conferimento), deve essere valutato anche sotto il profilo qualitativo oltre che su quello quantitativo dei risultati previsionali.

Un primo profilo di esame della qualità del piano risiede nell’analisi del contesto aziendale all’interno del quale il piano è stato prodotto. Assumono rilevanza:

  1. l’abitudine a pianificare: una società che ha maturato una esperienza pluriennale nella pianificazione è più probabile che abbia sviluppato un modello di previsione più accurato ed attendibile di una società che si cimenta per la prima volta;
  2. il confronto tra i risultati previsti in passato e quelli effettivamente raggiunti. Il confronto tra i piani passati e i risultati effettivamente conseguiti è un indicatore importante per valutare anche la prevedibilità del contesto ambientale nel quale l’impresa opera;
  3. la presenza di dettagliate azioni di piano per implementare le strategie indicate per raggiungere gli obiettivi;
  4. la coerenza tra il contenuto del piano in esame e quello prodotto per altri fini. Questa verifica mostra talvolta sgradevoli sorprese di piani pluriennali “a geometria variabile” che mostrano risultati diversi a seconda delle finalità alle quali devono servire.

Un secondo profilo di analisi riguarda l’accuratezza formale e la coerenza interna.

Il piano pluriennale deve avere un contenuto minimo:

  • relazione illustrativa che riassume gli obiettivi che il piano si pone, le strategie per realizzarli, l’action plan con l’indicazione delle azioni da compiersi nel concreto per attuare le strategie, i tempi di realizzazione dei diversi obiettivi;
  • Conto economico e Stato patrimoniale previsionali in continuità rispetto al bilancio di esercizio;
  • rendiconto finanziario prospettico;
  • principali indici;
  • commento alle diverse voci con indicazione delle modalità di costruzione.

Ove necessario, il piano pluriennale può essere integrato da ulteriori prospetti, quali ad esempio budget o programmi che hanno solitamente un orizzonte annuale e un grado di dettaglio maggiore del piano pluriennale (ad esempio, il budget di tesoreria mensilizzato).

Venendo in maggiore dettaglio alle verifiche da compire, si dovranno valutare:

  1. l’accuratezza formale del documento e quindi il controllo che non compaiano errori materiali nei prospetti previsionali;
  2. la coerenza interna del piano, ovvero che le diverse parti del piano devono essere allineate tra loro. Sotto questo profilo le maggiori criticità riguardano la coerenza delle azioni di piano rispetto ad obiettivi e strategie. Ad esempio, una società che preveda di incrementare i volumi di vendita deve essere dotata della necessaria capacità produttiva. In caso contrario il piano deve prevedere investimenti addizionali o costi per lavorazioni esterne.

L’analisi degli indici prospettici può essere di aiuto per evidenziare aree di particolare criticità del piano per cui:

  1. una crescita anomala del ROI (Ebit/Capitale investito operativo) nel periodo di piano rispetto al dato storico potrebbe essere indicatore di una eccessiva “parsimonia” negli investimenti di rinnovo e sostituzione degli asset esistenti;
  2. il crescere (o il ridursi) in modo ingiustificato del rapporto tra ricavi e numero dei dipendenti potrebbe nascondere una politica del personale inadeguata rispetto alle attività che dovranno essere svolte;
  3. le fonti di finanziamento devono rispettare i vincoli contrattuali. Ad esempio, è incoerente un piano che prevede un utilizzo di linee bancarie a breve (anticipazione di fatture o aperture di credito in conto corrente) maggiore dell’accordato, anche per limitati periodi.