9 Settembre 2025

Il bilancio di sostenibilità tra rinvii e incertezze

di Greta Popolizio
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L’entrata in vigore dell’obbligo di rendicontazione di sostenibilità per le imprese di grandi dimensioni si sta rivelando piuttosto complessa.

Come noto, il D.Lgs. n. 125/2024 ha recepito, nel nostro ordinamento, la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive, Direttiva n. 2022/2464/UE) che, ricordiamolo, prevedeva la pubblicazione obbligatoria del bilancio di sostenibilità a partire dall’esercizio 2025 per le aziende di maggiori dimensioni, secondo i principi di rendicontazione ESRS (adottati tramite apposito Regolamento (UE) n. 2023/2772).

L’art. 1, lett. n), D.Lgs. n. 125/2024, definisce in modo puntuale le imprese destinatarie dei nuovi adempimenti:

«n) «imprese di grandi dimensioni»: le società che alla data di chiusura del bilancio abbiano superato, nel primo esercizio di attività o successivamente per due esercizi consecutivi, due dei seguenti limiti:

  • totale dello stato patrimoniale: euro 25.000.000;
  • ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: euro 50.000.000;
  • numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio: 250».

Per completezza espositiva, ricordiamo che, oltre alle sopracitate imprese, la Direttiva CSRD ed il D.Lgs. n. 125/2024 si occupano anche delle imprese di interesse pubblico e delle PMI che hanno emesso titoli quotati nei mercati regolamentati della Comunità Europea.

La platea dei soggetti tenuti all’adempimento e la complessità delle informazioni richieste dai principi ESRS ha indotto il Parlamento Europeo a “sospendere” l’applicazione dei nuovi obblighi, prevedendo in prima battuta con un provvedimento di urgenza (Direttiva n. 2025/794/UE c.d. Stop the Clock), il differimento di 2 anni dell’obbligo di rendicontazione.

L’Italia si adegua a questa Direttiva europea mediante la modifica del D.Lgs. n. 125/2024, ad opera dell’art. 10, comma 1-bis, D.L. n. 95/2025, convertito in Legge n. 118/2025. Tale modifica dispone il rinvio nelle seguenti modalità.

 

Rinvio di 2 anni per la CSRD

L’applicazione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità introdotti dalla Direttiva (UE) n. 2464/2022 viene spostata avanti di 2 anni per

  • le grandi imprese, con inizio in data 1° gennaio 2027 (e non più 1° gennaio 2025);
  • per le PMI quotate dagli esercizi con inizio in data 1° gennaio 2028 (e non più 1° gennaio 2026).

Resta in vigore l’obbligo, a decorrere dall’esercizio 2024, per le grandi imprese e gli enti di interesse pubblico che alla data di chiusura del bilancio superano il numero medio di 500 dipendenti occupati durante l’esercizio e per gli enti di interesse pubblico che costituiscono imprese madri di un grande gruppo e che, su base consolidata, alla data di chiusura del bilancio, superano il criterio del numero medio di 500 dipendenti occupati durante l’esercizio.

Ciò che resta ancora da definire, sia a livello comunitario che, naturalmente, a livello nazionale, saranno i nuovi limiti dimensionali delle società obbligate. Il pacchetto Omnibus, ossia l’insieme di provvedimenti che a livello comunitario ha annunciato importanti modifiche all’impianto normativo relativo alla rendicontazione di sostenibilità, prevede, infatti, che venga altresì ridotta la platea dei soggetti coinvolti, mediante un importante innalzamento del numero di dipendenti in forza alle imprese (probabilmente a 1.000) e che vengano notevolmente semplificati i principi di rendicontazione.

Attualmente, le modifiche ai principi di rendicontazione obbligatori ESRS sono in fase di pubblica consultazione, a partire dallo scorso 31 luglio 2025 e per 60 giorni.

Contestualmente è stata rafforzata l’autorevolezza dei principi di rendicontazione volontaria per le PMI, cd. VSME (Voluntary Small Medium Enterprises), tramite la raccomandazione delle Commissione Europea C (2025) 4984 del 30 luglio 2025. Ci si aspetta, tuttavia, una revisione anche di tale set di principi, ad oggi molto semplici, per poterli rendere idonei ad una informativa completa anche delle aziende di dimensioni non piccole.