Concordato preventivo biennale (CPB): scelta di convenienza
di Alessandro BonuzziLa circolare n. 9/E/2025 dell’Agenzia delle Entrate, recante chiarimenti in ordine alla disciplina del Concordato preventivo biennale (CPB) così come modificata dal D.Lgs. n. 81/2025, ha messo in luce i rischi fiscali che si assumono coloro i quali decidono di non aderire alla proposta del fisco formulata per il biennio 2025-2026, dopo non aver accettato la proposta per il primo biennio 2024-2025 di applicazione dell’istituto.
L’alert si rinviene dall’affermazione secondo cui «nei confronti dei contribuenti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o che decadono dagli effetti dello stesso, sarà intensificata l’attività di controllo dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza mediante la programmazione di maggiore capacità operativa. Questi ultimi, nell’esercizio dell’attività di controllo potranno utilizzare tutte le informazioni contenute nelle banche dati disponibili, anche tramite interconnessione tra loro e con quelle di archivi e registri pubblici, ivi incluse quelle contenute nell’Anagrafe dei conti finanziari». Si tratta, invero, di un avvertimento contenuto già nella precedente circolare n. 18/E/2024. Tradotto in altre parole, l’Amministrazione finanziaria potrà concentrare l’attività di controllo nei confronti dei soggetti non aderenti al CPB, sfruttando allo scopo anche le banche dati dei conti correnti.
Il monito del Fisco, però, non può e non deve creare terrorismo psicologico. Dal CPB 2024-2025 abbiamo potuto constatare che, quantomeno, alcune delle proposte formulate rappresentavano delle vere e proprie scommesse azzardate, così come altre non erano tarate sulla specifica ed effettiva situazione del contribuente.
Il meccanismo del concordato preventivo, sebbene apprezzabile sotto il profilo della finalità, soffre di un difetto di base. La proposta si fonda sulle risultanze degli ISA, i quali, essendo indici basati su statistiche, non possono per definizione, ad esempio, cogliere la variabilità dell’andamento dell’attività che può verificarsi da un anno all’altro.
Pertanto, non si può affermare che un soggetto non si dimostra collaborativo con il Fisco, perché non aderisce al CPB; se passasse questo messaggio sarebbe profondamente sbagliato.
Si pensi al seguente caso banale, ma realistico: una piccola impresa commerciale, nel 2023, ha ottenuto un voto ISA pari a 8. Nel corso del 2024, la stessa impresa ha assunto un nuovo dipendente e, proprio in ragione del costo aggiuntivo della nuova risorsa, ha deciso legittimamente di non aderire al CPB 2024-2025. Per effetto della nuova assunzione, l’ISA di settore “pretende” automaticamente più ricavi e più reddito, ma nella realtà l’impresa non ha migliorato sensibilmente le proprie performance con la conseguenza che la pagella fiscale del 2024 si abbassa a 6.
L’impresa, quindi, oltre a non aderire alla proposta 2024-2025, presenta per il periodo d’imposta 2024 un voto ISA in discesa e non particolarmente virtuoso. Tuttavia, ciò non può essere ritenuto sufficiente per considerare a priori il contribuente non affidabile sotto il profilo fiscale. Si tratta di un’impresa che ha deciso di investire in una nuova risorsa i cui frutti, se del caso, potranno emergere solo in futuro.
Deve essere chiaro che l’adesione al CPB deriva prima di tutto da una mera analisi di convenienza/opportunità e non già dalla volontà o meno di essere compliance al Fisco.
È di tutta evidenza, infatti, che i contribuenti che svolgono un’attività di per sé contraddistinta da un’elevata variabilità, come l’attività professionale, sono e saranno meno propensi ad aderire alla proposta concordataria che, peraltro, determina un vincolo biennale.
Di contro, le imprese e i professionisti in fase di start up sono e saranno più interessati all’adesione al CPB, avendo probabilmente un reddito prospettico in crescita.
In conclusione, ad avviso di chi scrive, sarebbe sbagliato pensare che dall’accettazione o meno della proposta concordataria possa derivare una categoria di contribuenti attendibili, quelli aderenti, e una categoria di contribuente che invece voltano le spalle al Fisco.


