Ricambio generazionale dei commercialisti a rischio: le sfide e le strategie per il futuro della professione
di Flaminia Liberati di MpO & PartnersLo scorso 9 giugno la Fondazione Nazionale dei Dottori Commercialisti ha pubblicato il rapporto annuale 2025, offrendo un quadro aggiornato sull’andamento in termini di iscritti all’Albo e dati reddituali registrati nel 2024. Un documento ampio e ricco di spunti, che molti hanno già avuto modo di consultare. In questo articolo, però, scegliamo di soffermarci su un aspetto in particolare — forse il più delicato e strutturale per il futuro della professione: la crescente disaffezione dei giovani verso la carriera da dottore commercialista.
Il rapporto 2025 segnala un calo degli iscritti all’Albo, accompagnato da un calo degli iscritti alle casse di previdenza (CNPADC e CNPR). Nel corso dell’ultimo anno, il numero di professionisti iscritti all’Albo è complessivamente diminuito di 472 unità, -0,4% rispetto all’anno precedente. È il primo anno dal 2007 che la variazione ha segno negativo, frutto di un decremento di 796 iscritti nella sezione A (-0,7%), un incremento di 171 iscritti nella sezione B degli esperti contabili (+7,6%) e di 153 nell’elenco speciale (+4.7%). Tuttavia, nel corso del 2024 si sono registrate 1.958 iscrizioni all’Albo, superando perfino il dato dell’anno precedente (1.864), dunque Il calo di iscritti è da attribuire essenzialmente ad un incremento delle cancellazioni.
L’aspetto che suscita maggiore preoccupazione è però, come sopra anticipato, il calo del numero dei praticanti. Le iscrizioni al registro del tirocinio hanno subito un calo del 5,7% rispetto al 2023 e del 20% rispetto al 2018. Ancora più allarmante è il dato (riportato anche dal Sole24Ore) sul numero di tirocinanti che arrivano effettivamente a sostenere l’Esame di Stato: in 18 anni sono diminuiti del 63,5%, segno che solo un terzo prosegue e conclude il percorso di abilitazione.
È il risultato di un settore che appare sempre meno attrattivo: l’elevato costo e la lunga durata del percorso formativo, uniti ad una fase iniziale poco remunerativa, scoraggiano molti giovani dall’intraprendere questa carriera. A rendere il contesto ancora meno competitivo contribuisce la concorrenza del mondo aziendale, capace di offrire percorsi più strutturati, dimensioni organizzative maggiori e opportunità di crescita più rapide. Si tratta di un segnale particolarmente critico, perché preannuncia una crescente difficoltà nel ricambio generazionale e la sostenibilità stessa della professione nei prossimi anni.
Eppure, questa disaffezione appare paradossale se si osservano i dati reddituali complessivi della categoria. Prendendo in esame i dati recentemente rilasciati da parte dell’Osservatorio sulle Entrate Fiscali 2025 sui redditi medi lordi dichiarati nel 2024 (relativi all’anno 2023) dalle diverse categorie professionali, i commercialisti si collocano nella fascia medio-alta delle professioni: con un reddito medio annuo di…



21 Ottobre 2025 a 11:26
Sono un laureato alla classe LM-77 e sono già abilitato al poter sostenere l’Esame di Stato (da quasi un anno).
Il calo di iscritti può anche esser dovuto ad un fenomeno tipico di gruppi sociali in cui la maggior parte sono persone con età elevata: pensionamento massivo.
Nel tempo è sempre stata una professione da “casta”.
La mia proposta è di mantenere il tirocinio obbligatorio per 18 mesi, remunerato e con relazione semestrale.
Alla fine del percorso, data la laurea ed i 18 mesi di tirocinio con relazioni potremmo considerare il tirocinante automaticamente abilitato.
Altrimenti, per l’amor de Dio, teniamo pure anche l’esame (potremmo non farlo, ma se pensate di non potervi fermare), ma dato costi e rigidità di sbarramento a dover mantenere sempre fresche ed immediatamente disponibili nella memoria informazioni esatte di argomenti che ogni anno sono soggette a revisioni (basta una legge finanziaria per sovvertire anni universitari) e con domande così strette e di casi poco frequenti: la vedo dura che l’appetibilità renda plausibile l’aumento di iscritti in un albo in cui la maggior parte non sa (o ricorda) nemmeno il 5% di quello che viene chiesto ad un esaminando in un solo giorno con velocità di risposta e mole di informazioni.