Dichiarazioni fiscali, anomalie ISA e strategie per non perdere i benefici del CPB
di Fabio SartoriDi recente, diversi contribuenti si sono visti recapitare segnalazioni di anomalia sugli ISA 2023, previste dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate n. 305720 del 24 luglio 2025. Tali avvisi, consultabili direttamente nel cassetto fiscale alla voce “Consultazioni – ISA/Studi di settore – Comunicazioni di anomalia”, oppure recapitate all’intermediario delegato – qualora abbia optato per tale modalità nel frontespizio del modello Redditi – assumono una rilevanza particolare per chi ha aderito al Concordato preventivo biennale (CPB). In questi casi, infatti, anche irregolarità, apparentemente marginali nella compilazione dei dati statistici, possono incidere sia sulla possibilità di accesso al concordato, sia sulla validità della permanenza nel regime concordatario. Per questo motivo le anomalie devono essere oggetto di un’attenta analisi e di una gestione accurata.
Dopo aver esaminato le comunicazioni ricevute, il contribuente – direttamente o tramite il proprio intermediario – ha la possibilità di fornire chiarimenti all’Agenzia delle Entrate utilizzando l’apposito “Software di compilazione anomalie 2025”, qualora ritenga che le segnalazioni siano prive di fondamento o derivino da meri fraintendimenti.
Diversamente, se la comunicazione evidenzia effettive irregolarità nella compilazione degli ISA, il contribuente può procedere alla regolarizzazione della propria posizione mediante la presentazione di una dichiarazione integrativa, beneficiando della riduzione delle sanzioni attraverso l’istituto del ravvedimento operoso, disciplinato dall’art. 13, D.Lgs. n. 472/1997.
L’allegato 1 al provvedimento dell’Agenzia individua 24 categorie di anomalie, molte delle quali derivano da incoerenze tra i dati riportati nei modelli ISA e le informazioni disponibili nelle banche dati fiscali. Si pensi, ad esempio, a contribuenti che presentano valori di ammortamenti anomali nel triennio, a situazioni in cui i canoni di locazione dichiarati risultano inferiori a quelli risultanti dal modello RLI, o ancora a contribuenti che si dichiarano pensionati senza che tale condizione trovi riscontro nelle certificazioni uniche.
Un capitolo particolarmente delicato riguarda i lavoratori autonomi e i professionisti, la cui operatività si caratterizza per una notevole complessità. I modelli ISA a loro dedicati non richiedono soltanto il conteggio degli incarichi svolti, ma solitamente impongono anche la suddivisione dei compensi e dei ricavi in percentuale rispetto al periodo d’imposta. Si tratta di dati che raramente emergono in modo lineare dalla contabilità e che l’intermediario, non avendo conoscenza diretta dei singoli mandati o degli accordi stipulati con i clienti, deve necessariamente acquisire dal contribuente stesso.
Nella pratica quotidiana, però, accade spesso che tali informazioni vengano fornite in maniera approssimativa, talvolta per mancanza di tempo, altre volte ripetendo automaticamente i dati dell’anno precedente senza una reale verifica. Il risultato è che il modello ISA dei professionisti, già di per sé complesso, rischia di essere compilato in modo poco accurato, aumentando la probabilità di rilievi da parte dell’Amministrazione finanziaria.
È facile intuire come, in tali contesti, una comunicazione di anomalia generata dall’incrocio delle informazioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate — provenienti da fatturazione elettronica, certificazioni uniche e ulteriori archivi telematici — possa condurre, se non gestita con la dovuta attenzione, a un’alterazione significativa del punteggio ISA. Un simile effetto distorsivo rischia di avere ripercussioni concrete sia sul regime premiale sia, nei casi di adesione, sulla stabilità del CPB.
Si pensi, ad esempio, alla posizione di un avvocato tenuto a compilare il Quadro C – Tipologia di attività e ambito specialistico di intervento del modello ISA DK04U, specificamente dedicato agli studi legali. Tale sezione richiede una rendicontazione dettagliata, distinguendo le aree di operatività (civile, penale, amministrativo ecc.), con l’indicazione puntuale sia del numero degli incarichi gestiti sia delle percentuali di compensi imputabili a ciascun settore di attività.
Per il professionista incaricato della dichiarazione, la compilazione di questo quadro costituisce un momento particolarmente delicato e spesso complesso. L’intermediario, infatti, non dispone di tutti i dettagli operativi relativi ai singoli incarichi e deve quindi affidarsi alle informazioni trasmesse dal cliente, supportandolo con diligenza nella raccolta e nell’organizzazione dei dati. In un simile contesto, il pericolo di incorrere in anomalie ISA cresce in modo significativo, con effetti potenzialmente rilevanti sia sul punteggio finale sia, nei casi di adesione, sulla tenuta del CPB.
Si immagini, ad esempio, il caso in cui l’Agenzia delle Entrate rilevi una anomalia di tipologia 10 (disallineamento tra compensi dichiarati e quelli risultanti dalle Certificazioni Uniche) oppure una anomalia di tipologia 11 (discordanza nel numero di incarichi dichiarati). In tali circostanze il contribuente è chiamato a verificare se, correggendo i dati contestati, l’elaborazione del nuovo ISA restituisca un risultato significativamente diverso rispetto a quello originariamente trasmesso con la dichiarazione dei redditi.
Gli scenari che possono verificarsi sono sostanzialmente 2:
- rettifica entro soglia di tolleranza: qualora la correzione delle anomalie produca uno scostamento inferiore al 30% rispetto ai valori di reddito e, ove previsto, di valore della produzione netta concordati in sede di adesione al CPB, il contribuente non decade dal regime. In questo caso, pur ricorrendo a una dichiarazione integrativa con applicazione del ravvedimento operoso, la permanenza nel CPB resta garantita;
- rettifica oltre soglia di tolleranza: se invece la variazione derivante dalla correzione eccede la soglia del 30%, il contribuente decade automaticamente dai benefici del concordato. Ciò comporta la perdita dei vantaggi premiali connessi al regime e l’obbligo di assoggettare a tassazione il maggior valore tra quello concordato e quello effettivamente conseguito, con effetti rilevanti sulle imposte dovute.
Questa casistica dimostra come la corretta compilazione degli ISA debba essere valutata con precisione e non come un mero adempimento formale: errori anche poco significativi possono avere ripercussioni sostanziali sull’accesso o sulla permanenza nel CPB, incidendo in modo diretto sul carico fiscale complessivo.
Il tema delle anomalie torna centrale in vista della prossima scadenza del 30 settembre 2025, entro la quale i contribuenti che intendono aderire al CPB per il biennio 2025-2026 devono inviare telematicamente la propria dichiarazione dei redditi, accettando il reddito proposto dall’Agenzia delle Entrate. Per questo motivo, prima di procedere all’invio della dichiarazione per i redditi del periodo di imposta 2024, è fondamentale effettuare un controllo accurato dei dati riportati, confrontandoli con tutte le informazioni disponibili. Tale verifica deve includere anche l’analisi delle eventuali anomalie già riscontrate in passato, che potrebbero essersi ripresentate nell’anno oggetto di trasmissione.


