23 Settembre 2025

Definizione e utilizzo della materialità: il percorso della materialità

di Costantino MagroPierluigi Magro
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Il concetto di materialità è uno degli elementi cardine nella revisione legale: orienta la pianificazione, guida lo svolgimento delle procedure e influisce sulla valutazione finale del bilancio. Infatti, la materialità pervade verticalmente tutte le procedure di revisione, condizionandone – a livello operativo – l’applicazione e i risultati delle stesse. Il Principio ISA Italia 320 stabilisce che la responsabilità del revisore è quella di applicare correttamente il concetto di significatività nella pianificazione e nello svolgimento della revisione; parallelamente, l’ISA Italia 450 disciplina la fase di valutazione degli errori identificati e non corretti, chiarendo come la materialità si intrecci con le considerazioni sul bilancio complessivo.

 

La definizione e le tipologie di materialità

Come ben noto, l’ISA Italia 320 stabilisce che gli errori – inclusi quelli dovuti a omissioni – sono significativi se ci si può ragionevolmente attendere che influenzino le decisioni economiche degli utilizzatori del bilancio. In tal senso, è necessario tradurre numericamente la soglia per cui un errore sia da considerarsi significativo o meno. Pur essendo vero che in una prima fase l’aspetto quantitativo appare più rilevante, il concetto di materialità – in realtà – si estrinseca in due dimensioni, una quantitativa e una qualitativa:

  • quantitativa, legata alla dimensione numerica dell’errore rispetto alle grandezze aziendali;
  • qualitativa, legata alla natura delle voci coinvolte o al contesto in cui opera la società revisionata.

Non solo la materialità deve essere declinata nelle predette dimensioni, ma va considerato anche che esistono diverse tipologie di materialità.

Infatti, quando si parla di materialità nella revisione, non ci si riferisce ad un unico livello o ad un’unica soglia numerica. L’ISA Italia 320 chiarisce infatti che il revisore deve considerare diverse articolazioni della significatività, ciascuna con una funzione ben precisa nel ciclo di audit.

Il primo livello è quello della materialità complessiva di bilancio, definita come la soglia oltre la quale un errore, singolo o cumulato, può compromettere l’affidabilità del bilancio nel suo complesso. Essa viene determinata nella fase di pianificazione (par. 10, ISA 320) e rappresenta il punto di riferimento finale per la formazione del giudizio. La sua quantificazione si basa in genere sull’applicazione di percentuali ad un parametro economico-finanziario rilevante, come l’utile ante imposte, i ricavi o il patrimonio netto, selezionato in funzione della natura e delle caratteristiche dell’impresa.

Accanto alla materialità complessiva, il principio prevede che in talune circostanze debbano essere individuati livelli di materialità specifici per particolari classi di operazioni, saldi contabili o informative. Ciò avviene quando errori inferiori alla soglia complessiva potrebbero comunque avere un effetto significativo per gli utilizzatori del bilancio (par. 10 e A10-A11, ISA 320).

Un ulteriore livello è rappresentato dalla cosiddetta materialità operativa, o performance materiality. Essa non coincide con la soglia complessiva, ma viene fissata a un livello inferiore, con l’obiettivo di ridurre a un livello “appropriatamente basso” la probabilità che la somma di errori non individuati e non corretti superi la materialità complessiva (par. 9 e 11, ISA 320). La determinazione della materialità operativa non è un mero calcolo aritmetico, ma implica un esercizio di giudizio professionale: dipende dalla comprensione che il revisore ha dell’impresa, dall’esperienza delle revisioni precedenti e dalle aspettative sugli errori potenziali (par. A12, ISA 320). In termini pratici, questo livello rappresenta il margine di sicurezza che consente di calibrare la dimensione dei campioni e l’estensione dei test.

Infine, l’ISA Italia 450 introduce la nozione di soglia per errori chiaramente trascurabili, clearly trivial threshold (par. 5 e A2). Si tratta di un importo al di sotto del quale le differenze non vengono neppure cumulate, perché è ragionevole ritenere che non abbiano alcun effetto significativo, né singolarmente né nel loro insieme. È importante notare che “chiaramente trascurabile” non equivale a “non significativo”: la soglia di trascurabilità è infatti molto più bassa e serve a liberare il revisore dalla necessità di registrare e analizzare scarti del tutto irrilevanti per il bilancio.

 

Il percorso della materialità

Pare opportuno specificare le modalità operative attraverso cui è possibile determinare la materialità.

Il percorso per fissare la materialità operativa segue step chiari:

1. scelta del benchmark: attivo, passivo, patrimonio netto in base alla natura dell’impresa, all’assetto proprietario e le modalità di finanziamento (par. A3-A4, ISA 320);

2. applicazione di percentuali di riferimento, secondo la guida IFAC;

VALORE DI RIFERIMENTO MINIMO MASSIMO
ATTIVO 1% 3%
PATRIMONIO NETTO 3% 5%
RICAVI 1% 3%
RISULTATO OPERATIVO 3% 7%
UTILE ANTE IMPOSTE 3% 7%

3. valutazioni qualitative, per integrare aspetti normativi o settoriali (par. 6 e A10, ISA 320);

4. determinazione della materialità operativa, come margine della materialità totale calcolata come al punto 2. La prassi (ed il CNDCEC) suggerisce di definire il valore della materialità operativa in una misura compresa fra il 65 – 85% della materialità totale;

5. documentazione, obbligatoria ai sensi del par. 14 ISA 320. Il revisore deve includere le risultanze di cui sopra nella documentazione della revisione;

 

Impatto sulle procedure audit

L’ISA 320 chiarisce che la materialità rappresenta il criterio guida sia per l’identificazione e la valutazione dei rischi, sia per la determinazione della natura, della tempistica e dell’estensione delle procedure da svolgere (par. 6) (“Pianificazione della revisione legale: dalla strategia generale al risk-based approach“). In questo senso, soglie di materialità più basse comportano un ampliamento dei campioni da sottoporre a verifica, mentre la pianificazione dei test di sostanza e di controllo risulta direttamente proporzionale al livello di materialità stabilito. Le soglie di errore accettabile, definite in relazione alla materialità operativa, costituiscono un elemento essenziale per la valutazione degli scostamenti rilevati (“Dalla valutazione del rischio alla risposta del revisore: l’attuazione concreta del Risk-Based Approach“). Infine, l’ISA 450 richiede che, prima di formulare le conclusioni, il revisore proceda a un riesame finale rivalutando la materialità alla luce dei risultati effettivamente conseguiti (par. 10).