4 Giugno 2016

La riclassificazione del conto economico

di Federica Furlani
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La riclassificazione del conto economico mira ad evidenziare una serie di margini intermedi che presentano un contenuto informativo e segnaletico più elevato rispetto alla struttura prevista dall’articolo 2425 cod.civ..

In particolare, le metodologie proposte mirano innanzitutto a suddividere i componenti positivi e negativi di reddito in relazione all’area gestionale di appartenenza: operativa, accessoria, finanziaria e straordinaria.

In seconda battuta le diverse riclassificazioni proposte dagli analisti si basano sulle diverse possibili  articolazioni dei costi legati all’area operativa.

I più importanti modelli utilizzati per l’analisi di bilancio sono:

  • il conto economico a margine di contribuzione, che si basa sulla suddivisione dei costi operativi tra costi fissi e costi variabili;
  • il conto economico a costo del venduto, che si basa sulla suddivisione dei costi operativi tra costi diretti e costi indiretti;
  • il conto economico a valore aggiunto, che si basa sulla suddivisione dei costi operativi tra costi relativi alle risorse esterne e costi relativi alle risorse interne.

In considerazione del fatto che le prime due riclassificazioni (a margine di contribuzione e a costo del venduto) possono essere effettuate solo da analisti interni che hanno a disposizione le informazioni provenienti dalla contabilità analitica circa la diversa articolazione dei costi (variabili, fissi, diretti ed indiretti), il modello di riclassificazione a valore aggiunto è sicuramente quello maggiormente utilizzato, anche perchè i margini che ne derivano sono proprio quelli utilizzati nell’analisi della redditività.

La logica sottostante si basa sulla suddivisione dei costi tra costi legati alle risorse esterne, ovvero acquisite da terze economie (costi d’acquisto di materie prime, semilavorati, …, costi per servizi, per godimento di beni di terzi, …), e costi relativi alle risorse interne (personale e attività materiali ed immateriali).

È quindi possibile costruire il seguente conto economico riclassificato, che permette di evidenziare il contributo delle risorse esterne ed interne, evidenziando una serie di margini intermedi ad alto contenuto segnaletico.

 

Valore della produzione operativo

(-)

Acquisti materie prime, sussidiarie, di consumo e merci

(+)

Variazioni rimanenze materie prime, sussidiarie, di consumo e merci

(-)

Costi per servizi e per godimento di beni di terzi

(=)

Valore aggiunto

(-)

Costo per il personale

(=)

Margine operativo lordo (MOL)

(-)

Ammortamenti e svalutazioni

(-)

Accantonamento per rischi ed altri accantonamenti

(=)

Margine operativo netto (MON)

(+)

proventi finanziari

(=)

EBIT

(-)

oneri finanziari

(=)

Risultato ordinario

(+/-)

componenti straordinari

(=)

Risultato ante imposte (EBT)

(-)

Imposte d’esercizio

(=)

Risultato netto

 

Il valore aggiunto, quale differenza tra ricavi operativi e costi operativi sostenuti per l’acquisto di risorse esterne, esprime la capacità dell’azienda di creare ricchezza per remunerare i fattori produttivi e i diversi portatori di interesse.

In particolare tale margine deve essere in grado di remunerare:

  • il personale → costo del personale;
  • gli investimenti → ammortamenti e svalutazioni;
  • i finanziatori esterni → componenti finanziarie;
  • gli eventi straordinati → componenti straordinarie;
  • l’Amministrazione finanziaria → imposte.

Deve infine garantire un’adeguata remunerazione, tramite la distribuzione del risultato d’esercizio, ai soci e permettere con l’utile residuo non distribuito un adeguato autofinanziamento.

Il MOL (margine operativo lordo) è invece la ricchezza che residua dopo aver retribuito il personale e rappresenta una prima misura dell’autofinanziamento operativo, mentre il MON (margine operativo netto) è il margine depurato dei costi non monetari (ammortamenti e accantonamenti).

Quest’ultimo rappresenta il risultato ottenuto dall’impresa a prescindere dalle modalità di finanziamento adottate, dal livello di tassazione e da eventi di natura straordinaria, ed è per questo il margine più utilizzato per il calcolo degli indicatori di redditività, quali il ROI (return on investment), il ROA (return on assets) ed il ROS (return on sales).