31 Maggio 2017

Costo ammortizzato per crediti e debiti commerciali

di Fabio Landuzzi
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Si è talvolta indotti a pensare, erroneamente, che il criterio del costo ammortizzato rappresenti una metodologia di rilevazione in bilancio dei soli crediti (e debiti) di natura finanziaria, quando invece il n. 8) dell’articolo 2426, cod. civ., prescrive che il criterio del costo ammortizzato deve essere applicato per la rilevazione in bilancio dei debiti e dei crediti, senza alcuna distinzione circa la loro natura. Di conseguenza, come peraltro sviluppato dall’OIC 15, per i crediti, e dall’OIC 19, per i debiti, tale criterio vale tanto per i crediti/debiti originati da transazioni commerciali, quanto per quelli di natura finanziaria.

Questo errore può essere indotto dal fatto che nelle operazioni da cui originano crediti e debiti commerciali non sono quasi mai presenti “costi di transazione” significativi; ma, il citato n. 8) dell’articolo 2426, cod. civ., alla menzione del criterio del costo ammortizzato aggiunge la locuzione “tenendo conto del fattore temporale”. Tradotta in termini più operativi, questa locuzione ci rimanda a un fenomeno di “attualizzazione” del credito/debito, secondo la semplice regola elementare per la quale un euro oggi vale più di un euro domani.

Quindi, anche crediti e debiti commerciali potrebbero essere toccati, in primis, al momento della loro rilevazione in bilancio, e poi, ad ogni valutazione successiva (si tratta infatti di partite che, come noto, hanno scadenza superiore ai 12 mesi al di sotto della quale vale una presunzione di non rilevanza degli effetti), dal “nuovo” criterio del costo ammortizzato. E quando si verifica questo effetto? Quando il tasso di interesse desumibile dalle condizioni contrattuali (il quale, se non vi sono commissioni contrattuali rilevanti fra le parti, è spesso approssimato al tasso nominale del contratto) è significativamente diverso dal tasso di interesse di mercato (che corrisponde a quello che sarebbe stato applicato all’operazione se due parti indipendenti l’avessero negoziata con termini e condizioni comparabili).

Se fra questi due tassi interesse vi è una significativa differenza, quindi, i flussi finanziari attesi derivanti dal credito/debito devono essere “attualizzati” usando il tasso di interesse di mercato. E allora, è sufficiente pensare al caso di una vendita di un bene con pagamento a rate ultrannuali senza interessi, per cogliere come da una simile transazione commerciale si origini un credito la cui iscrizione in bilancio deve avvenire “tenendo conto del fattore temporale” in quanto il tasso di mercato sarà di certo significativamente superiore al tasso zero delle condizioni contrattuali della vendita. Il risultato di questa operazione – ossia, l’attualizzazione a un tasso di mercato qualsiasi delle attese di incasso futuro del credito (o di pagamento a rate del debito) – determinerà perciò un valore di iscrizione del credito (e specularmente del debito) inferiore al suo valore nominale; non solo, anche il ricavo di vendita (costo d’acquisto dal lato dell’acquirente e debitore) sarà inferiore a quello contrattuale, perché corrispondente appunto al suo valore nominale.

L’effetto dell’attualizzazione determinerà allora una differenza che sarà, rispettivamente:

  • per il venditore/creditore: un minore ricavo di vendita, un onere finanziario immediato dovuto al versamento integrale dell’Iva addebitata in fattura ma incassata in modo dilazionato dall’acquirente;
  • per il cessionario/debitore: un minore costo di acquisto del bene, un provento finanziario immediato dovuto alla detrazione istantanea dell’Iva addebitatagli in fattura ma che sarà corrisposta in modo dilazionato al venditore.

 E cosa accade nei successivi esercizi? Con lo stesso criterio del tasso di interesse effettivo (che, in assenza di significativi costi di transazione, corrisponde al tasso di mercato) dovranno essere calcolati i componenti economici finanziari di competenza dei due soggetti, cedente/creditore e cessionario/debitore dei beni. La contropartita della rilevazione contabile di questi proventi (per il creditore) e oneri (per il debitore) finanziario sarà rispettivamente il credito e il debito commerciale; corrispondentemente, ciascun soggetto rileverà in modo ordinario il pagamento della rata che andrà a ridurre il rispettivo credito e debito, sino alla scadenza naturale in cui il valore nominale sarà stato azzerato dai pagamenti medio tempore intervenuti.

Il risultato di tutto questo processo sarà stato perciò quello di avere scorporato dall’operazione commerciale gli interessi impliciti, attivi e passivi, a seconda della parte interessata, e averli quindi diversamente imputati al conto economico dei due soggetti sia per competenza temporale e sia per natura del componente stesso (da commerciale a finanziaria).

Dottryna