15 Dicembre 2017

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto
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I colori dopo il bianco

Nicola Lecca

Mondadori

Prezzo – 18,00

Pagine – 192


Silke ancora non lo sa, ma è stanca di Innsbruck: una città gelida e perfetta in cui il destino, ostaggio dell’abitudine, domato dalla disciplina e ammansito dalla ricchezza, se ne sta quasi sempre in letargo. Per vivere a pieno sceglie Marsiglia. Ha voglia di novità, di mare e di colori, e non importa se tutto questo comporterà mille sfide: Silke è finalmente pronta ad affrontarle. Ragazza, ma non ancora donna, rinuncerà al benessere della sua vita privilegiata per trasferirsi in un micro appartamento vicino al porto, lasciandosi alle spalle lo sfarzo della villa di famiglia e il soffocante controllo di genitori ossessionati dalle regole, ancorati alle tradizioni e devoti al culto della reputazione più che all’amore o alla verità. Fin dal primo istante, Marsiglia coinvolgerà Silke nel suo alveare di esistenze complicate, curandola dalla solitudine e accogliendola con una moltitudine che turba e spaventa, rallegra e commuove. Se a Innsbruck il tempo pareva sospeso in un’illusione asettica e le giornate si susseguivano con la grazia innaturale del nuoto sincronizzato, a Marsiglia tutto scorre, governato da un’imprevedibilità che mette a dura prova ma offre, in cambio, vivacità e calore umano. Come accade con Murielle: una vicina di casa chiacchierona che, armata di torte e di prelibatezze africane, aiuterà Silke ad abbandonare la sua riservatezza per unirsi al flusso della città e imparare il valore dell’accoglienza, l’importanza dell’ascolto e l’arte di non prendersi troppo sul serio. Nel fitto reticolato delle stradine marsigliesi, Silke si incontrerà col mondo e si renderà conto che ogni labirinto può trasformarsi in un gioco: un rompicapo da risolvere per dimostrare di essere all’altezza della vita. E quando incontrerà la vecchia gattara di rue de la Palud e il giovane Didier – ladro, atleta e mangiatore di fuoco -, si accorgerà che il destino, capace di togliere tanto, è spesso pronto a dare: proprio quando meno ce lo aspettiamo.

 

L’impero delle cose

Frank Trentmann

Einaudi

Prezzo – 40,00

Pagine – 944


Ciò che consumiamo è diventato per molti aspetti l’elemento piú importante della vita moderna. Le nostre economie vivono o muoiono in virtú di quanto spendiamo e spesso tendiamo a definire noi stessi in base a ciò che possediamo. Questo stile di vita sempre piú opulento ha comportato un enorme impatto sul pianeta. Come siamo giunti a vivere circondati da tutti questi beni? e in che modo tutto ciò ha modellato il corso della storia? Questo libro racconta l’appassionante storia del nostro moderno mondo materiale. Se il consumismo è spesso descritto come una recente e peculiare invenzione americana, questa analisi ampia e dettagliata dimostra come si sia invece trattato di un fenomeno internazionale, con una storia molto piú lunga e complessa. Frank Trentmann descrive l’influenza del commercio sui gusti, in che modo beni esotici quali il caffè, il tabacco, il cotone e le porcellane cinesi conquistarono il mondo, ed esplora i fenomeni legati alla crescente domanda di oggetti per la casa, vestiti alla moda e le numerose altre comodità che hanno trasformato la nostra vita pubblica e privata. Nell’Ottocento e nel Novecento sono comparsi i grandi magazzini, le carte di credito e la pubblicità, ma anche il consumo consapevole e nuove identità generazionali. Osservando il presente e il futuro, Trentmann prende infine in considerazione le sfide globali imposte dall’inarrestabile e ubiquo accumulo di cose – compresi sprechi, debiti, stress e ineguaglianze.

 

Solo gli alberi hanno le radici

Juan Octavio Prenz

La nave di Teseo

Prezzo – 18.00

Pagine – 317


Gli alberi che non hanno radici sono gli abitanti di Ensenada de Barragán, il paese argentino dove arrivano, partono, ritornano emigranti di diverse generazioni, provenienti soprattutto dall’Istria italo-croata. Ma non si tratta di sradicati, perché non si sentono strappati alla loro terra, piuttosto animali randagi che amano ogni luogo in cui sostano, per breve tempo, a lungo o per sempre, aperti a nuovi incontri, mescolanze, congedi. Questo universo gagliardo e malinconico è pieno di personaggi e di storie comiche o tragiche, sempre epicamente vissute come radicali svolte di vita. La morte scorre tra le pagine, ma non ha più potere degli amori, degli imbrogli, dei malintesi, delle bevute, in un oceano di volti e di corpi che vivono con quell’intensità viscerale che solo la migliore letteratura sudamericana sa inventare o raccontare.

 

Lenticchie alla julienne

Antonio Albanese

Feltrinelli

Prezzo – 15,00

Pagine – 176


Molti sono i cuochi, ma c’è un solo Alain Tonné. Io l’ho conosciuto una notte sul molo di Marsiglia, sedeva nell’ombra, accarezzava distratto un polipo e osservando un cormorano mormorava: “Arrosto? Scottato al sale dell’Himalaya? Emulsionato con vellutata di alghe?”. Mi ha subito fatto pensare a un uomo tormentato da qualcosa: un rimpianto amoroso, un traguardo non raggiunto, parole non dette, droghe avariate. Scusandomi con il polipo, mi sono seduto accanto a lui e gli ho chiesto di raccontarmi la sua storia. Lui mi ha squadrato per lunghi minuti, poi ha detto: “Non ti parlerò del torero”. Ho annuito. Ha raccontato.
Così, senza un perché, ho colto il segreto delle sue grandi ricette, delle Alghe sferificate all’alito di cernia e del Riso tatuato all’incenso, dei Vicini al sale e del Pollo Pollock, creazioni con cui lo Chef si è proiettato ben oltre i confini dell’alta cucina, della sperimentazione gastronomica e del buonsenso, entrando nel mito. E ho ascoltato le storie dei suoi trionfi planetari, dal Fuorissimo Salone di Sondrio allo show cooking al Forum di Davos, dal rinfresco fatale per un nobile scozzese fino a una memorabile sfilata di moda sulla cupola di San Pietro. Ma poi… Poi non so se mi sono addormentato, o se accarezzare i polipi abbia effetti lisergici. So che mi sono risvegliato il giorno dopo, solo sul molo, con una gran fame e nessuna traccia di Alain Tonné. Stretto nella mano sinistra avevo un biglietto con scritto: “Senta, il cormorano lo faccia in crosta, come il gabbiano”.

 

La montagna dentro

Hervé Barmasse

Laterza

Prezzo – 12,00

Pagine – 236


«Appendo l’amaca. Sotto di me il vuoto, sopra di me le stelle. Guardo le luci della vallata e mi sento in pace. Non vorrei essere in nessun altro posto.» Tempo fa ho detto che l’alpinismo era fallito, ma oggi dico no, non è vero, perché ci sono giovani come Hervé Barmasse. Hervé è capace di trovare l’avventura sulle Alpi e non solo in Himalaya o in Patagonia. Giovani come lui difendono i valori veri dell’alpinismo tradizionale. Tempo fa ho detto che ci sarebbero mancati giovani che fanno cultura dell’alpinismo, ma oggi dico no, ci sono ancora. È soprattutto sulle montagne di casa, sulle Alpi, che Barmasse dimostra la bellezza della sua filosofia alpinistica, la determinazione delle sue solitarie sul Cervino, l’apertura di nuove vie. Matteo Bartocci, “il manifesto” Barmasse intreccia racconti della sua vita con quelli della montagna. Emerge in queste pagine l’immagine di un grande alpinista che ha saputo mantenersi umile nonostante il successo, di un uomo cresciuto all’ombra del Cervino, che ha sempre guardato e scalato con grande rispetto.

Dottryna