6 Aprile 2020

Un appello alla ragionevolezza e un invito a coltivare la memoria

di Giovanni Valcarenghi
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La scheda di EVOLUTION

L’importante è la salute, si dice spesso in questi momenti di grande difficoltà, ed è certamente un’affermazione sacrosanta. Ma la salute riguarda sia l’aspetto fisico che quello psicologico, entrambi oggetto di forti attacchi in queste ultime settimane.

L’invito è a lottare sempre, a non mollare mai; così si dice delle mie parti.

Certo che lo spettacolo che si presenta dinnanzi ai nostri occhi non è per nulla edificante; non mi riferisco alle sciagure che ci si augura potranno essere superate presto e con lo sforzo di tutti. Mi riferisco all’immagine che la pubblica amministrazione fiscale e previdenziale sta offrendo ai cittadini. E qui la salute, che tutti speriamo rimanga, ci deve aiutare a mantenere viva la memoria di quanto è accaduto e di come è stata gestita questa situazione.

Voglio dedicare un solo pensiero all’Inps e al contributo di 600 euro; non occorre aggiungere molto, l’esperienza è stata vissuta in modo diretto o indiretto da ciascuno di noi. Annunci di “click day”, smentite, piattaforme bloccate, privacy ampiamente violata, ipotesi surreali di hackeraggi e altre amenità. Credo che sia indispensabile che qualcuno affermi la propria inadeguatezza. Oppure, il contribuente potrebbe dire di avere il remote banking bloccato alla prossima scadenza di versamento dei contributi; invierà un simpatico messaggio all’Istituto con la scritta “sito momentaneamente non disponibile, si prega di addebitare più tardi”.

Per altro verso, professionisti e aziende si sono confrontati con il comparto fiscale; dapprima con gli interventi del Legislatore e, in seconda battuta, con le interpretazioni dell’Agenzia delle entrate. In merito al primo interlocutore, io penso che ci si debba dare atto dell’evidente incapacità di scrivere delle norme in modo comprensibile (non intendo, infatti, giudicare nel merito la bontà degli interventi adottati, ma solo la forma dei medesimi). Non sono solo affermazioni generiche, ma sottendono un esplicito richiamo ai commi 3 e 4 dell’articolo 2 dello Statuto del contribuente in tema di “Chiarezza e trasparenza delle disposizioni tributarie”. È una questione che deve essere affrontata, specialmente in questi momenti di difficoltà, quando tutto dovrebbe essere indirizzato verso la via più semplice e breve. Ma sembra un obiettivo impossibile da raggiungere.

Anche sul versante delle interpretazioni dell’Agenzia, qualche considerazione deve essere svolta. In primo luogo, nonostante le circolari siano rivolte agli uffici e non al contribuente, le stesse rivestono un ruolo specificamente individuato dallo stesso Statuto del contribuente (articolo 5, 6 e 10) ed utile per valutare il comportamento che sarà adottato dall’amministrazione in sede di controllo (che, non per forza, dovrà essere quello ritenuto corretto). Detto ciò, facciamo alcune riflessioni, partendo dalle priorità. È logico che i primi chiarimenti ufficiali emanati in data 20 marzo 2020 fossero relativi al tema della gestione delle domande di interpello, mentre alcuni chiarimenti sul termine dei versamenti (già scaduti lo scorso 20 marzo 2020) siano contenuti nella circolare 8/E emanata in data 3 aprile?

Una seconda considerazione riguarda l’approccio tecnico, come possibile evincere dal punto 2.8 della circolare 8/E, in tema di contenzioso. La vicenda è nota ed era stata ampiamente affrontata in dottrina nelle scorse settimane: l’apparente diverso termine evocato dagli articoli 67 e 83 del decreto Cura Italia, con la concessione di differenti termini di sospensione a favore degli uffici e del contribuente. Sapete qual è la soluzione? Semplicissimo: l’articolo 67 è una norma generale di riferimento, per la sospensione dei termini, che si applica fatte salve le specifiche deroghe previste dalle altre norme speciali contenute nel decreto stesso, quale l’articolo 83. E così, incassiamo anche questa, “la guerra tra articoli” contenuti nello stesso decreto, guerra nemmeno dichiarata ma di implicita intuizione.

In tema di rimborsi, il punto 2.9 della circolare 8/E ci rassicura. Gli uffici continueranno a svolgere, nell’interesse dei contribuenti, l’attività istruttoria dei procedimenti relativi ai rimborsi. E qui, mi verrebbe da dire, ci mancherebbe altro! E poi, nell’interesse del contribuente? Non credo proprio, continuano a fare il loro mestiere come noi stiamo lavorando da remoto, per predisporre i modelli F24 dei nostri clienti. L’alternativa quale sarebbe? Che il contribuente ha avuto pochi giorni di sospensione dei versamenti (quasi un’elemosina) e l’ufficio sospende i rimborsi? Ma la cosa ancor più carina è l’affermazione che segue: proseguirà anche la richiesta della documentazione utile ad eseguire l’istruttoria, con modalità volte a limitare gli spostamenti fisici. Ma lo sa il Direttore dell’Agenzia delle entrate che, nell’ambito dei rimborsi Iva, gli uffici stanno ancora richiedendo ai contribuenti la copia delle fatture, nonostante esista lo SDI?

Chiudo con la vicenda della proroga dei termini di accertamento, disposizione che davvero non dovrebbe essere accettata in un Paese civile, a prescindere da qualsiasi riferimento all’articolo 12 D. Lgs. 159/2015. Alla pagina 37 della stessa circolare 8/E si legge che, tra le finalità perseguite dalla norma, vi è anche quella di distribuire la notifica degli atti di accertamento da parte degli uffici in un più ampio lasso di tempo, al fine di evitare la concentrazione di notifiche dei predetti atti nei confronti dei contribuenti nei mesi immediatamente successivi al termine del periodo di crisi. L’affermazione (ma questo non rappresenta certo un’attenuante) è allineata con un passo della Relazione Illustrativa al Cura Italia, dove si afferma che si risponde all’esigenza di evitare che si proceda a notificare atti e cartelle durante il periodo di difficoltà conseguente all’evento.

Sì, avete letto bene: ci stanno facendo un favore. Ora, il cittadino vorrebbe sapere quanti atti confezionerà l’Agenzia delle entrate entro il prossimo 31 dicembre, tenendoli in stand by due anni prima della notifica. In tal modo, allora, potremmo ringraziare per la delicatezza usata. Ma nessuno ce lo dirà mai, statene tranquilli.

Ma non è tutto negativo, sia ben chiaro. La circolare contiene anche tanti piccoli chiarimenti operativi che certamente eviteranno perdite di tempo nell’affrontare i vari dubbi insorti; ma deve essere chiaro che ci sono contenuti che neutralizzano tutto il resto.

Chiudo qui, perché è sufficiente. Sì, sufficiente per dire che quando manca la ragionevolezza è tutto inutile. Sufficiente per dire che la memoria ci deve aiutare a ricordare quanto accaduto, per tenerne conto nel momento in cui si dovranno fare scelte future. Ma noi Italiani, abbiamo la memoria corta.