Risposte AI sulla disciplina relativa alla somministrazione di vitto ai dipendenti
di Mauro MuracaA norma dell’articolo 51, comma 1, Tuir, costituiscono reddito di lavoro dipendente tutte le somme e i valori che il dipendente percepisce nel periodo d’imposta, a qualunque titolo, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro. Tale principio di onnicomprensività è mitigato dalla lettera c) del successivo comma 2 (come da ultimo modificata dall’articolo 1, comma 677, L. 160/2019), che prevede un’elencazione tassativa delle somme e dei valori, percepiti in relazione al rapporto di lavoro dipendente che, in deroga al richiamato comma 1, non concorrono a formare il reddito. In particolare, ai sensi dell’articolo 51, comma 2, lett. c), Tuir, non concorrono a formare il reddito del lavoratore dipendente:
- le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro e quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi;
- le prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto (buoni pasto), fino all’importo complessivo giornaliero di 4 euro, aumentato a 8 euro nel caso in cui le stesse siano rese in forma elettronica;
- le indennità sostitutive delle somministrazioni di vitto, corrisposte agli addetti ai cantieri edili, ad altre strutture lavorative a carattere temporaneo o ad unità produttive ubicate in zone dove manchino strutture o servizi di ristorazione, fino all’importo complessivo giornaliero di euro 5,29.
Si rappresenta che il datore di lavoro è libero di scegliere la modalità che ritiene più facilmente adottabile in funzione delle proprie esigenze organizzative e dell’attività svolta e può anche prevedere più sistemi contemporaneamente.
Abbiamo interrogato il nostro sistema di intelligenza artificiale, sulla disciplina in rassegna; riportiamo di seguito le principali risposte.