24 Ottobre 2014

Omaggio al Grande Torino

di Chicco Rossi
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Torino è stata
capitale del
Ducato di Savoia dal 1563, capitale del
Regno di Sardegna dal 1720 al 1861 e, quindi, del
Regno d’Italia dal 1861 al 1865 e questo fine settimana è capitale del
gusto e del buon
cibo.
Al Lingotto si svolge il
Salone internazionale del gusto edizione 2014.
5 giorni all’insegna del buon mangiare che è anche sinonimo di tutela del territorio, delle biodiversità e soprattutto di un mangiare sano.
La
kermesse offre incontri a ripetizione. Per chi volesse sfruttare questo fine settimana in arrivo, Chicco Rossi, a suo gusto personale (del resto i latini ci hanno insegnato con lo splendido esempio di perifrastica passiva che
de gustibus non est dispuntandum?) consiglia per la giornata del
25 ottobre di iniziare con
Maurilio
Garola che accompagnerà, al padiglione 2, alla scoperta del
peperone di
Carmagnola (per chi volesse provare una cena di alto livello al rientro può andare al
La Ciau del Tornavento di Treiso in provincia di Cuneo dove Maurilio è il padrone di casa (
must per gli agnolotti del plin di seirass cotti nel fieno maggengo al burro e timo serpillo).
Nel primo pomeriggio come non andare allo
stand
Laurisia per un viaggio nel passato con la degustazione del
chinotto (si veda “
La bevanda che non ti aspetti”) e per chi preferisce bacco ecco servita l’alternativa al padiglione 1 con lo
Slow food Liguria che ci presenta le sue
bollicine.
A chiusura, per chi volesse cenare direttamente al Lingotto ecco servita la cucina di
Terra madre (
guest star Fatima Kadoumy e Diego Felix).
Per chi al contrario volesse tuffarsi nel ritmo cittadino il consiglio è, previa prenotazione, andare nel quadrilatero romano a farsi coccolare al ristorante
Consorzio una vera chicca.
Fantastico l’
uovo
croccante su spinaci, fonduta di
cheddar e pancetta croccate a cui far seguire dei commuoventi
plin
d’ortiche al caprino con
burro d’acciughe e timo, il tutto annaffiato con un generoso
Baccabianca della
Tenuta Grillo guidata da Guido e Rita Zampaglione. Un
Cortese in
purezza, che prevede una prolungata macerazione sulle bucce, da 40 a 60 giorni, e un successivo affinamento in acciaio a cui fa seguito un ultimo anno almeno in bottiglia.
Attenzione,
non è filtrato, quindi si presenta di colore ramato, ricco di riflessi e sorprendentemente limpido nonostante l’assenza di filtratura. All’olfatto si riconosce l’erba amara, la nocciola, la cannella e il caramello.
Al palato si denota una buona freschezza acida e l’indubbia presenza dei tannini derivanti dalla lunga macerazione, il finale è lungo e presenta una buona struttura.
Ormai il là è stato dato e allora come si può andar via senza aver addentato una
costata di
razza
fassone?
E qui ci scappa un gran
Barolo, quello che porta il nome di
Bartolo Mascarello e che adesso è prodotto sapientemente dalla figlia Teresa. Lascio a voi la scoperta di un gran vino prodotto da uno dei patriarchi del Barolo.
Ma Torino vuol dire anche caffè storici, ricchi di tradizione e fascino, mantenuti integri nelle loro fattezze originarie e per questo meritevoli di una visita.
PalazzoMadamaNotte-1Destinazione è
piazza Castello dove si affacciano sia il
Palazzo reale che
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja, dichiarate patrimonio dell’Unesco.
Da qui prendendo la galleria si può andare da
Baratti
e
Milano, il cui nome deriva da quello dei suoi fondatori, che nel lontano 1875 diedero vita a questa caffetteria storica posizionata tra la piazza e la
Galleria Subalpina. L’eleganza e soprattutto la bontà dei prodotti permisero di poter far parte dell’
elité dei fornitori della Real Casa.
Proseguendo per la Galleria Subalpina si arriva fino alla splendida
piazza San Carlo dove è possibile andare a degustare una buona cioccolata calda al
Caffè Torino, inaugurato nel 1903 e tutt’ora sinonimo di eleganza.
Passeggiando per la città come non comprare uno dei suoi simboli, quella prelibatezza fatta di cacao, zucchero e nocciola tonda gentile delle Langhe, prodotta per la prima volta dalla
Caffarel nel lontano 1865 e presentata dalla maschera carnevalesca di Torino Gianduja: il
gianduitto che a prescindere da chi lo produce si caratterizza per il suo rivestimento di carta dorata.
A questo punto si può andare al museo egizio o, per chi si sente in colpa per il troppo mangiare, si può sempre optare per una bella passeggiata per il
parco del Valentino, costeggiando il grande fiume e ammirando l’omonimo
castello, anch’esso patrimonio dell’Unesco e attualmente sede staccata del Politecnico di Torino e della facoltà di architettura.
Il palazzo fu acquistato da Emanuele Filiberto di Savoia su consiglio di un certo Andrea Palladio…
A chiusura di questa breve visita, come non andare alla basilica di Superga a rendere omaggio a, rigorosamente in ordine alfabetico Bacigalupo, A. Ballarin, D. Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Mario Rigamonti e Schubert? Onore al
GRANDE TORINO.
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