Ma è realmente abusivo l’accantonamento di liquidità nella holding?
di Ennio VialUna credenza abbastanza diffusa è quella per cui la distribuzione dei dividendi alla holding con beneficio della pex sia configurabile come operazione abusiva, in quanto eluderebbe la tassazione sostitutiva del 26%, in caso di distribuzione ai soci persone fisiche.
Questa impostazione non trova riscontro nel recente atto di indirizzo del Mef in tema di abuso del diritto, il quale configura come vantaggio fiscale indebito il differimento dell’imposizione, nel solo caso in cui si tratti di un differimento sine die.
Volendo analizzare la questione, il primo aspetto da smarcare attiene alla valutazione se il conferimento della società operativa, seguito dalla distribuzione dei dividendi alla holding, configuri un differimento sine die. Sul punto, si potrebbe affermare che non si configuri alcun differimento sine die, in quanto la società holding prima o poi distribuirà i dividendi ai soci, o mediante una “ordinaria” distribuzione o all’atto dello scioglimento della stessa. Del resto, quand’anche volessimo accettare che si tratta di un differimento sine die, il problema potrebbe porsi in tutti i casi in cui una società operativa o immobiliare non distribuisce riserve precedentemente accantonate.
Supponiamo, ad ogni modo, di ritenere che nel caso della holding si configuri un risparmio fiscale, quanto meno per ragioni di prudenza. Ci si deve a questo punto chiedere se lo stesso possa dirsi indebito.
Trattandosi di un’unica operazione implementata, ossia di un conferimento di partecipazioni, bisogna valutare se l’accantonamento degli utili sia coerente con le ratio dell’istituto. Anche qui è ragionevole ritenere che la risposta possa essere positiva. La liquidità rimarrà nella holding perché:
- nella sfera privata potrebbe essere soggetta a maggiori vincoli (si pensi al caso in cui il socio muoia e la banca blocchi il conto in attesa di ricevere la dichiarazione di successione);
- nella sfera privata non serve: il socio ha di che vivere;
- si intendono realizzare nuovi investimenti attraverso la holding, motivo per cui la liquidità rimane parcheggiata nelle casse sociali. Ben potrebbe accadere che sia necessario attendere il momento opportuno per investire.
Ammettiamo, tuttavia, per gusto del ragionamento, che l’accantonamento di liquidità nella holding si configuri come un risparmio fiscale indebito.
A questo punto, dobbiamo scomodare le ragioni economiche extrafiscali non marginali. Ipotizziamo che un socio unico e amministratore unico di una Srl intenda crearsi la personal holding che, ovviamente, detiene il 100% delle quote della Srl operativa e che, successivamente, procede ad una distribuzione di dividendi che vengono accumulati nella holding.
Si potrebbe sostenere che, in questo caso, non si riescono ad individuare ragioni economiche extra fiscali non marginali, in quanto non mutano gli assetti di governance. Vi siete mai chiesti cosa accade (o potrebbe accadere) ad una Srl unipersonale con amministratore unico nel caso in cui il socio amministratore manchi o diventi incapace? Le risposte che vi darete, anche se non definitive o non precise, vi faranno assaporare le opportunità della holding coordinata con una adeguata impostazione degli organi di governance.
In effetti, il sistema reagisce all’uso distorto della holding con altri istituti quali:
- la disciplina delle società di comodo;
- la disciplina dei “beni ai soci”;
- la possibile riqualificazione di un costo non inerente, alla stregua di un compenso o un dividendo in natura ai soci (pensate alla holding usata come bancomat dai soci per spese personali).
Il contrasto all’utilizzo di veicoli societari con scopo assegnatori si configura quando i soci utilizzano per finalità personali i beni della società, ma l’uso personale della liquidità non si configura per il semplice fatto di detenerla nella holding, quanto piuttosto nei casi in cui la holding la impiega per dare garanzie ai soci o presti detta liquidità ai soci.
Supponiamo, tuttavia, di non essere ancora convinti e di ritenere che l’accumulo di liquidità nella holding sia operazione abusiva. Ebbene, cosa potrà chiedermi l’Amministrazione finanziaria? La tassazione del 26%?
La società non può essere sanzionata perché non spetta a lei la decisione; è l’assemblea dei soci che deve deliberare gli utili.
Ugualmente, il socio di minoranza, povero, non ha gran potere! E veniamo al socio di maggioranza che merita una sonora punizione. Cosa gli facciamo? Gli chiediamo il 26% su un dividendo che non ha percepito? Se sì, il dividendo lo consideriamo nella sfera personale? Se muore, la liquidità della società non ancora distribuita rientrerà nel suo asse ereditario?
Alla fine, se abbiamo oltrepassato tutti questi ostacoli che, a mio avviso, sono ragionevolmente insormontabili, gli chiederemo gli interessi dal giorno in cui avrebbe a nostro dire dovuto ricevere gli utili fino al momento in cui li riceve concretamente.
7 Maggio 2025 a 14:51
Complimenti
interessanti spunti