14 Aprile 2020

L’uovo di Pasqua e l’irresistibile sorpresa

di Giovanni Valcarenghi Scarica in PDF La scheda di EVOLUTION

Anche la Pasqua è passata; un poco in sordina, dal punto di vista materiale, visto che non si è potuto celebrarla nei consueti modi. Nel passato, quando si era bambini, si ambiva all’uovo, non tanto per la cioccolata – che poi di fatto stomacava – quanto piuttosto per la sorpresa. Interna, esterna e talvolta doppia (dentro e fuori).

Poi si diventa grandi e, inevitabilmente, non si riceve più l’uovo e si perde la sorpresa. Quest’anno, invece, io la sorpresa l’ho ricevuta comunque, ed anche in anticipo. Quindi mi sento fortunato.

È arrivata, inaspettata, il giorno 10 aprile, di pari passo con l’immancabile D.P.C.M.. Le sembianze erano quelle di un “Comunicato stampa” proveniente dall’Inps.

Ohibò, dico, ma che piacere inaspettato. Comincio subito la lettura, non riesco a resistere sino a Pasqua. Temevo di restare deluso; invece no, la sorpresa c’è, eccome.

Sorpresa nell’apprendere che un Istituto dello Stato si permetta di bearsi di avere ricevuto regolarmente quattro milioni e mezzo di domande per i vari sussidi disponibili, senza rammentare che ci sono stati alcuni “highlander” che hanno avuto la forza e la pazienza di trasmetterle ad ogni ora del giorno e della notte. Sì, perché ci sono figli e figliastri, perché qualcuno decide a quale ora del giorno o della notte si deve lavorare.

Sorpresa nell’apprendere che tale “regolare ricezione” sia il frutto dello straordinario ed ininterrotto impegno di tutti i lavoratori dell’Inps e, in particolare, dell’area informatica e del suo responsabile. Ora, io nutro il massimo rispetto per chiunque lavori e ancor più per chi lo fa in situazione di emergenza e mai mi permetterei di dubitare dell’impegno profuso; per la cronaca, mentre scrivo queste note è sabato e ho notizia che giungano autorizzazioni alle domande di cassa integrazione. Però, non possiamo non analizzare con lucido distacco l’accaduto e chiederci se abbiamo assistito alla proiezione della medesima pellicola. Sul sito dell’Inps compare (ancora) la comunicazione al Garante della Privacy (del 3 aprile 2020) del data breach. Non conosco il significato di tale termine ma, sommessamente, credo che mezza Italia abbia visualizzato tranquillamente i dati di alcuni soggetti che sono diventati involontariamente famosi, tanto da esibire al mondo intero i loro fatti e misfatti. E questo non mi pare segnale di buon funzionamento.

Sorpresa quando leggo, riporto testualmente, che le critiche e gli attacchi strumentali e non disinteressati verso l’Istituto si infrangono miseramente sulla realtà del fatto che il Decreto Legge “Cura Italia” porta la data del 17 marzo 2020. Ma di cosa stiamo parlando? Di qualcuno che ha diffuso la notizia di un presunto hackeraggio del sito (di cui, casualmente, non vi è traccia nel messaggio) ed è stato poi immediatamente smentito nella rete dal rappresentante degli hacker? E poi, mi domando, è un vanto essere riusciti a fare quello che richiede la norma? Perché, se così fosse, i contribuenti dovrebbero vantarsi quasi ogni giorno, da anni, di riuscire ad ottemperare agli obblighi di legge avendo tempi risibili a disposizione. E ancora, cosa si intende per “attacchi non disinteressati”? Quale sarebbe questo interesse? E, soprattutto, di chi? Non certo dei contribuenti, costretti a molteplici accessi per portare a termine la domanda, frustrati dalle improvvise cadute del sistema, turbate dagli improvvidi annunci di un click day che ha ingenerato la “corsa alla domanda”. In realtà, l’unica cosa che si è miseramente infranta è la credibilità dell’Istituto; su questo, invece, siamo tutti concordi. Nessuno dubita, invece, della presenza dell’impegno per svolgere i compiti affidati per il bene della collettività, così come chiude il messaggio.

La Pasqua è finita, le mie sorprese nel messaggio-uovo le ho trovate, quindi io dovrei essere tranquillo e appagato; invece non è così, sono insaziabile e chiedo un’ultima sorpresa, non solo per me ma per tutti i cittadini, specialmente quelli che hanno bisticciato per giorni non soddisfatti degli sforzi tecnologici compiuti.

Ci stupisca tutti, l’estensore del messaggio, semplicemente riferendo quello che è accaduto, senza travisare i fatti e ricercare inesistenti (e ridicoli) complotti; bastano poche righe. Io le avrei scritte così “Nonostante gli sforzi profusi da tutto l’Istituto, abbiamo incontrato delle serie difficoltà a discapito degli utenti. I tempi ristretti e la situazione di emergenza erano tali, che penso ci si possa giustificare; nel frattempo, stiamo cercando di porre rimedio a ciò che non ha funzionato”.

Temo, ahimè, di dovermi accontentare delle sorprese già ricevute. Riconosco che non sia facile rispettare la verità dei fatti e l’intelligenza e la dignità di chi ha letto il messaggio; ma la speranza è l’ultima a morire.