30 Gennaio 2020

L’intelligenza artificiale e la robotizzazione fanno ingresso negli studi professionali

di Alessandro Siess di MpO & PartnersGiangiacomo Buzzoni di MpO & Partners
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La robotizzazione degli studi professionali costituisce un’ipotesi fantascientifica? essa riguarda un futuro troppo lontano per interessare i professionisti di oggi?

Per capire come stanno le cose, riteniamo utile raccontare di una singolare sfida organizzata nel 2018 dalla società americana LawGeex, la quale ha contrapposto da una parte 20 avvocati specializzati in diritto societario, appartenenti ai più prestigiosi studi legale statunitensi, dall’altra un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale.  La gara consisteva nell’individuare, nel minor tempo possibile, gli errori inseriti in cinque contratti, aventi ad oggetto accordi di riservatezza (NDA) generalmente utilizzati nell’ambito degli accordi commerciali tra le aziende. L’intelligenza artificiale dell’algoritmo ha raggiunto un tasso di accuratezza del 94%, mentre gli avvocati hanno raggiunto un valore del 85%. Ma il dato clamoroso è costituito dal raffronto fra il tempo medio impiegato dagli avvocati ed il tempo occorso al robot per concludere il lavoro: gli avvocati avrebbero impiegato in media 92 minuti per individuare le falle nei contratti (il più rapido 51 minuti), mentre all’algoritmo sono bastati 26 secondi!

In effetti, l’intelligenza artificiale ha già fatto ingresso negli studi legali e dei commercialisti, sostituendo il professionista nello svolgimento di alcune attività meccaniche e ripetitive, tramite programmi in grado di leggere, catalogare ed archiviare documenti, condurre ricerche e fornire pareri in risposta a specifici quesiti. Tali soluzioni permettono di ridurre i costi e limitare gli errori, consentendo al professionista di avere più tempo da investire nelle attività intellettuali a più alto valore aggiunto. Dana Remus e Frank S. Levy nella loro pubblicazione intitolata “Can robots be lawyers?” individuano un vantaggio, ottenibile dalle varie soluzioni già presenti sul mercato, quantificabile in una riduzione del 13% dell’orario lavorativo di un avvocato.

Nei grandi studi legali americani e anglosassoni sono già diffusamente impiegati dei software di analisi della giurisprudenza esistente in relazione ad un caso specifico. Nel 2017, ad esempio, JP Morgan ha adottato il software Contract Intelligence (COIN), il quale in pochi secondi è in grado di svolgere un’attività di analisi di documenti che altrimenti costerebbe 360.000 ore in collaboratori e assistenti. Esistono sul mercato anche degli strumenti in grado di fornire una risposta ad uno specifico quesito legale, come ad esempio ROSS.

Il settore contabile appare ancora più sensibile all’innovazione tecnologica: l’Università di Oxford classifica la tenuta della contabilità tra le occupazioni più facilmente automatizzabili (con una probabilità di computerizzazione del 96%) e McKinsey prevede che l’86% delle attività legate alla contabilità sarà automatizzato (basti pensare ad esempio all’attività di data entry)

Recentemente H&R Block, società americana specializzata in dichiarativi, ha stretto una partnership con il colosso informatico IBM, avente ad oggetto l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale denominata ‘Watson’, al fine di automatizzare l’attività della dichiarazione dei redditi e supportare la medesima con l’analisi in tempi rapidissimi della normativa di riferimento, nonché con l’individuazione delle agevolazioni applicabili al caso di specie. Anche Deloitte sta sviluppando un progetto simile ed in generale tutte le principali società di consulenza hanno già adottato diverse soluzioni di Intelligenza Artificiale e di automatizzazione, principalmente con riferimento ad analisi dei contratti, M&A, individuazione frodi e risk assessment.

Con il consueto scostamento di alcuni anni rispetto al mondo anglosassone, anche nei principali studi legali e di commercialisti italiani si stanno affacciando i prodotti tecnologici sopra descritti.   Considerando la velocità con la quale l’innovazione tecnologica sta trasformando il mondo, nel prossimo futuro attività come contabilità, dichiarativi e paghe saranno quasi totalmente automatizzabili, grazie a strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Ciò comporterà un significativo cambiamento del settore e delle professioni contabili. In Italia, dove il 61% degli studi di avvocati e commercialisti ha un fatturato inferiore ai 100.000€, il budget per le tecnologie informatiche è di soli 8.700€ per i commercialisti e consulenti del lavoro e di 4.600€ per gli avvocati (dati dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano). In un tale contesto, l’evoluzione tecnologica farebbe fatica ad avanzare e le soluzioni già adottate in altri paesi potrebbero apparire di difficile espansione, con il rischio che il mercato venga aggredito da competitors in grado di fornire servizi di qualità, in tempi più brevi e ad un prezzo più basso.

Pertanto, quale potrebbe essere l’impatto in Italia della robotizzazione degli studi professionali? Quale la possibile risposta da parte dei professionisti?

Difficile ancora fare una previsione attendibile sulle tempistiche nell’ambito delle quali si realizzerà tale fenomeno: 5 anni? 10 anni? di più? Non abbiamo una risposta, ma siamo certi che prima o poi i robot sostituiranno gli umani, ad esempio nell’attività di elaborazione dati in materia contabile e paghe. Come i professionisti potranno fronteggiare questa rivoluzione?

La via di uscita potrebbe essere quella di superare l’ormai inadeguato modello di studio mono-professionale. Un’accelerazione del processo di aggregazione  fra professionisti permetterebbe da un lato la possibilità di rendere più agevoli gli investimenti necessari per la digitalizzazione e la robotizzazione degli studi, dall’altro renderebbe possibile ai professionisti, sgravati grazie alla tecnologia dagli adempimenti di scarso valore intellettuale, di dedicarsi ad attività consulenziali più qualificanti, ripartendosi con i soci le specializzazioni necessarie per fronteggiare la domanda del mercato.

Infine, nell’ambito del processo di robotizzazione, i professionisti potranno e dovranno riqualificare il personale sostituito dalle macchine, impiegandolo in una più vasta gamma di servizi a favore dei clienti (si pensi per fare degli esempi alla formazione, alla privacy, alla finanza agevolata, alla sicurezza ecc.). In un tale contesto evolutivo, il professionista avrebbe l’opportunità di tornare a svolgere una vera attività professionale, ampliando tramite organizzazione e specializzazione la platea di clientela a cui rivolgersi.