17 Febbraio 2015

Inquadrato il toro, c’è fieno in cascina per sfamarlo?

di Claudio Ceradini
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Nel numero precedente della nostra rubrica settimanale dedicata alla crisi di impresa ci siamo concentrati sull’analisi di mercato e l’analisi del conto economico per verificare se esistono prospettive di recupero di redditività. Oggi cercheremo invece di analizzare come individuare il fabbisogno finanziario e pervenirne alla copertura.

Martedì scorso abbiamo inquadrato il toro e con il dovuto anticipo lo abbiamo preso per le corna per domarlo. La crisi che si stava palesando, manifestando inconfondibili sintomi, è stata diagnosticata e il paziente collabora. Un quadro fortunato ed abbastanza raro, per molte ragioni che abbiamo già esposto, ma che consente di sviluppare il ragionamento sul secondo degli elementi costituenti un serio piano di risanamento, i soldi che servono. Il lavoro di verifica delle modalità di governo e gestione dell’impresa è riuscito ed il conto economico previsionale evidenzia nel medio periodo segnali di ripresa ragionevolmente probabili, cui l’imprenditore assegna una rischiosità accettabile. E’ una prospettiva di recupero della redditività seria, come spesso capita piuttosto lontana dai desideri onirici; richiede sacrificio e la possibilità di dotarsi di fieno in misura adeguata per sfamare il toro, che altrimenti non corre. Occorre, cioè, la copertura del fabbisogno finanziario che il risanamento richiede.

E’ il secondo passaggio, che ha senso solo se il primo presupposto, la redditività prospettica, appare accertato e presuppone due momenti logici ed operativi successivi: la determinazione del fabbisogno nelle sue diverse componenti e la verifica delle modalità di copertura. E’ il nostro regno ed è qui che la nostra capacità professionale si misura.

Si parta dalla situazione iniziale

 

Crediti Vs clienti

3.800

Magazzino

3.500

Attivo Circolante

7.300

Impianti

1.900

Immobili

5.600

Attivo immobilizzato

7.500

Totale Attivo

14.800

Banche passive

3.700

Fornitori

5.800

Passivo circolante

9.500

Mutuo passivo

3.900

TFR

1.300

Passivo consolidato

5.200

Capitale e riserve ante perdita

1.200

Perdita

-1.100

Patrimonio

100

Totale passivo

14.800

 

L‘indebitamento appare immediatamente rilevante (14.700) anche semplicemente rapportandolo al fatturato (per i numeri, si rimanda al prospetto contenuto nell’articolo di martedì scorso), senza nemmeno scomodare indicatori o indici dotati di effetto segnaletico. Il risanamento parte da qui e deve tendere al recupero delle condizioni di equilibrio. Non dev’essere un tentativo di “tappare una falla”, poiché se ne aprirebbero immediatamente altre e ben più pericolose: è una completa ristrutturazione, definitiva e risolutiva.

Vediamo le determinanti del fabbisogno finanziario, una per volta.

Banche: l’utilizzo dei fidi appare, per così dire, sovrabbondante, la società sconfina ampiamente (3.700 contro fidi per 3.100):

 

Utilizzo affidamenti:

Anticipo fatture / SBF

3.500

Cassa

200

FIDI

Anticipo fatture / SBF

3.000

Cassa

100

Totale

3.100

 

E’ ragionevole ritenere, per ben che vada, che si debba rientrare nel fido per 600, ammesso e non concesso che si riesca, successivamente, a mantenerlo. Nel tempo, annualmente serviranno anche i soldi per il rispetto dei piani di ammortamento e, quindi, si supponga, 200 l’anno in linea capitale. In tutto fa 800 per il primo anno.

Capitale circolante: complessivamente ci si deve aspettare un aumento di capitale circolante, che andrà finanziato; il credito verso clienti potrà anche aumentare di poco (es. 100) e la gestione del magazzino consentire un aumento della rotazione, per giungere a una riduzione delle rimanenze di 500, ma il problema è il debito verso fornitori di 5.800, per buona parte costituito da scaduto. Le condizioni normali di pagamento condurrebbero ad una esposizione verso fornitori di 2.500. L’utilizzo del credito di fornitura appare pertanto subito come esasperato e richiede un consistente rientro per 3.300. Difficile pensare che si possa realizzare immediatamente, ma impossibile immaginare che la situazione possa perdurare senza interventi. Il punto quindi è capire come intervenire, ma si supponga, al momento, che si possano ottenere 24 mesi di tempo. Serviranno, pertanto, per i fornitori, 1.650 l’anno.

Investimenti: la prosecuzione dell’attività richiede un investimento di 350 in un nuovo macchinario, in sostituzione di una vecchia linea obsoleta e priva di un qualsiasi valore di realizzo.

In sintesi, occorrono molti soldi, circa 2.400, così sintetizzati.

 

 

variazioni

Crediti Vs clienti

100

Magazzino

-500

Fornitori

-1.650

Variazione CCN operativo

1.250

Manutenzioni straordinarie vitali

350

Rimborso mutuo

-200

Rientro negli affidamenti

-600

Fabbisogno finanziario lordo

2.400

 

Le domande sono a questo punto due: dove li trovo e quanto tempo mi serve.

Per la prima delle domande è necessario cercare la risposta nella capacità dell’impresa di creare denaro (autofinanziamento prevedibile) e subito dopo nei rapporti con i creditori, con i soci, e nelle eventuali opzioni di dismissione.

Già dal primo anno, seppur in perdita, la società lascia presagire una capacità di autofinanziamento, di poco, ma meglio di niente. E quindi la quota di fabbisogno da coprire per via esogena cala a 2.220.

 

Risultato netto

-250

Ammortamenti / accantonamenti TFR

430

Autofinanziamento

180

Fabbisogno finanziario netto

2.220

 

Il resto va trovato altrove.

Immaginiamoci pure, che a fronte dell’investimento (l’unica cosa che possa generare un pur pallido entusiasmo in un istituto bancario) si ottenga un finanziamento di 120.

I soci, oggettivamente chiamati ad intervenire sul capitale, si dichiarano disponibili ad una ricapitalizzazione di 500 e, tra gli immobili, è possibile dismetterne uno poco strategico, il quale, in questo periodo congiunturale difficile, è cedibile per 800. Altro non c’è, o, al momento, non pare trovarsi.

 

Finanziamento impianto

120

Ricapitalizzazione

500

Cessione cespite

800

Totale

1.420

 

La coperta pare quindi corta, mancano 800 per completare la copertura del fabbisogno.

ceradini

A conti fatti, pertanto, il problema appare duplice. Primo, mancano i soldi per rendere il piano realizzabile e si pone il problema di dove trovarli. Secondo, serve tempo, in ogni caso per ottenere la copertura necessaria per consentire all’azienda di continuare a funzionare, ma il tempo non si compra, bisogna conquistarselo.

Le soluzioni tuttavia si trovano e risiedono nei rapporti con clienti, fornitori, banche e soci e nella scelta degli strumenti, meta concorsuali o concorsuali, che possono, se necessario, assistere il progetto, consentendone la realizzazione.

Partiremo dall’inizio, come sempre, martedì prossimo.