3 Febbraio 2015

Il risanamento passa dalle logiche e arriva agli strumenti, non viceversa

di Claudio Ceradini
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Inizia da oggi una rubrica settimanale, curata da Claudio Ceradini, dedicata alla crisi d’impresa, con la quale cercheremo di fornire ai nostri Lettori, in modo organico, gli strumenti per gestire le numerose problematiche che si generano dalle difficoltà delle imprese, rivelando però anche importanti opportunità dal punto di vista professionale.


 

Da inguaribili ottimisti apriamo con oggi un ciclo, speriamo virtuoso, in cui ci riproponiamo di percorrere, conoscendo il punto di partenza e parte del percorso, la via del risanamento dell’impresa in crisi.

Procederemo con ordine, esaminando le logiche prima e gli strumenti un attimo dopo, per un tempo oggi non prevedibile, poiché il percorso stesso è in rapida quanto significativa e fisiologica evoluzione e, come detto, ne conosciamo bene la genesi, la parte ad oggi nota del suo sviluppo, ma non, e altrimenti non potrebbe essere, i cambiamenti di cui sarà oggetto, nel tempo.

Inizieremo con il capire quale debba essere l’approccio professionale all’analisi e alla, possibilmente precoce, individuazione delle condizioni di crisi, in una fase in cui le misure necessarie di riequilibrio reddituale e patrimoniale possano rientrare in ordinarie logiche di risparmio e ottimizzazione, prima che strumenti invasivi e talvolta drammatici divengano irrinunciabili. In quella fase, di diagnosi precoce, la soluzione passa dalla correzione tempestiva e determinata dei conti e delle filiere di costo, iniziative che l’imprenditore esperto, attento e sveglio sa assumere, se del caso supportato dal consiglio di chi dall’esterno riesce in molti casi ad avere una visione più asettica e meno condizionata dalle relazioni e dalle abitudini. Ne uscirà un giudizio, una valutazione, che costituiscono il driver principale del piano, la conditio sine qua non, necessaria anche se non sufficiente. Se il conto economico regge, o può reggere a valle degli interventi, lo sviluppo del piano ha senso e si può procedere al successivo momento, quello in cui trova definizione il fabbisogno finanziario, e quindi i soldi che servono to feed the animal, come dicono gli anglofili.

In ogni caso l’impresa in difficoltà deve avere il tempo di reagire e di ritrovare la via del guadagno. In questo spesso l’imprenditore è spiazzato e deve operare in ambiti che non gli sono storicamente familiari, purtroppo, dovremmo dire. E’ il territorio della tattica, di quegli accorgimenti ed attenzioni che limitano il rischio e favoriscono la prosecuzione del lavoro in una condizione che somiglia alla normalità, che in realtà non è. Il rapporto con le banche che tendono a rientrare, con i fornitori che insistono per ricevere il pagamento, con il personale, e non ultimo con l’erario, troppo trascurato ed invece talmente importante da poter compromettere, se mal gestito, l’intero progetto di recupero. Ognuno di questi aspetti richiede un approfondimento, perché nei pochi casi fortunati in cui si possa giocare d’anticipo sul default, sapere cosa fare, come comportarsi e che consigli dare è importante, talvolta determinante.

Procederemo poi alla verifica dei diversi strumenti che possono assistere, mai sostituire, il piano di risanamento. La Legge Fallimentare ne prevede numerosi, di cui quattro utilizzabili anche se in circostanze totalmente diverse tra loro.

Il piano attestato, sopravvalutato alla sua nascita ed attribuito di doti taumaturgiche che gli sono estranee, conserva tuttavia la capacità di escludere il rischio di revocatoria nella successiva procedura di fallimento, nella denegata, ma statisticamente concreta, ipotesi che il piano non abbia successo. Ha l’indiscutibile vantaggio di essere unilaterale e per nulla invasivo, oltre che portatore di seppur modeste soddisfazioni fiscali, oltre che di sempre più vive preoccupazioni per il professionista chiamato a giudicarlo fattibile.

L’accordo di ristrutturazione del debito, intelligente nella sua struttura, e tuttavia acerbo nell’applicazione, di fatto possibile quando la parte significativa dei creditori è costituita da pochi soggetti, preferibilmente banche o grandi società, ed il piano possa prevedere la disponibilità di denaro in misura cospicua, per il pagamento dei creditori dissenzienti. Strumento flessibile, convenzionale ed ormai pacificamente fuori dal novero delle procedure concorsuali, e tuttavia difficile da applicare in modo efficace.

Il concordato preventivo, strumento concorsuale estremamente duttile e di cui l’esperienza professionale e giurisprudenziale ha probabilmente percorso solo parte delle potenzialità, soffre però di problemi di gioventù, naturali per un istituto radicalmente modificato due volte in dieci anni. Taluni aspetti sono estremamente critici, la giurisprudenza di merito ondivaga e spesso in contrasto con quella di legittimità, per un quadro di fondo difficile da interpretate ed utilizzare. Eppure è in grande ascesa, eccessiva, dopo l’introduzione nel settembre del 2011 della facoltà di prenotazione della procedura, in attesa che il piano sia confezionato. Troppo spesso prenotazione diventa sinonimo di dilazione, fine a se stessa, sino a diventare semplicemente e tristemente l’anticamera del fallimento, la madre di tutte le procedure concorsuali, ma nel contempo extrema ratio, che raramente lascia spazio a scenari di anche solo parziale continuità.

Raramente, dicevamo, ma non proprio mai, perché le criticità del concordato preventivo stanno sempre più spesso riportando di moda un istituto che sembrava desueto e che proprio dal fallimento origina: il concordato fallimentare. L’ampiezza delle opzioni che offre, ragguardevole e di impianto simile alla versione “preventiva“, l’anzianità di carriera della sua forma attuale ed alcuni indubbi vantaggi in termini di incisività sul debito erariale, ne fanno uno strumento affidabile e talvolta straordinariamente utile, anche se per definizione intempestivo.

In questo percorso logico, che difenderemo accuratamente, non potremo probabilmente evitare incursioni in argomenti che, di volta in volta, appaiano irrinunciabili, anche se “fuori dal coro”.

Ci vediamo allora ogni martedì sulle pagine di Euroconference NEWS.

 

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