Il momento del cambiamento
di Giovanni ValcarenghiSergio PellegrinoIl momento è davvero decisivo, in diversi ambiti.
Lo è dal punto di vista politico, come più volte abbiamo messo in evidenza, perché si è riformato un seppur minimo barlume di speranza che le cose possano cambiare ed è un patrimonio che non possiamo permetterci di disperdere nuovamente … anche se le vicende di Expo e Mose suggerirebbero un ben diverso stato d’animo, decisamente più orientato alla rassegnazione, come se una maledizione aleggiasse su tutti di noi … l’impossibilità di essere un Paese normale.
Lo è per l’Agenzia delle Entrate, che dopo una guida sicuramente autorevole, ma allo stesso tempo anche fortemente autoreferenziale, ha l’occasione (e la necessità) di cambiare profondamente, con la nomina di un Direttore che possa rappresentare un momento di discontinuità rispetto al recente passato. Il fatto però che un Governo decisamente “interventista” come questo sia riuscito a fare nomine in tutte le principali società partecipate, con un risiko di poltrone davvero impressionante, e appaia invece “bloccato” su quella del sostituto di Befera, ci fa capire come la partita in corso sia delicatissima e come di fatto si stiano fronteggiando due filosofie diverse non solo sulla “persona”, ma piuttosto su quello che deve essere il ruolo e la funzione dell’Amministrazione finanziaria.
Lo è per la nostra categoria, che dopo un prolungato ed imbarazzante commissariamento, avrà il prossimo 16 luglio la possibilità di darsi un nuovo organismo dirigente.
Manca però poco più di un mese alle elezioni e non è ben chiaro se ci sarà una lista unitaria o ce ne saranno due a fronteggiarsi, si parla molto di nomi e poco di programmi.
La cosa ci preoccupa non poco, perché in questi anni, mentre la nostra categoria si è “tafazzianamente” martoriata, le cose si sono evolute, anzi è meglio dire involute, in modo drammatico per noi, fino a farci temere un futuro ben diverso dal nostro recente passato.
Da un lato le persone che si erano candidate a guidarci, e che quindi avrebbero dovuto rappresentare l’elite della nostra professione, si sono sfidate a colpi di carta bollata, dall’altra molti colleghi hanno sperimentato sulla propria pelle il morso della crisi.
Il Consiglio Nazionale che verrà eletto ha per questo una responsabilità enorme: l’obbligo morale di far dimenticare agli iscritti tutto ciò che è successo in questi anni e nel contempo impegnarsi per riportare al centro della scena economica del Paese una categoria, la nostra, che merita molto più di ciò che oggi ha.
Per fare questo non basta riuscire a fare le elezioni (che si confida questa volta saranno regolari, senza pasticci), ma bisogna eleggere una classe dirigente che sia consapevole che gli scenari in cui fino ad oggi ci siamo mossi sono profondamente e velocemente cambiati ed è necessario un altrettanto profondo cambiamento da parte nostra per avere ancora la possibilità di giocare un ruolo di rilievo.
Le cose che almeno a noi sembrano più immediate da fare appaiono banali (ma non guasta comunque ricordarle): ridurre drasticamente i costi del Consiglio Nazionale, che devono essere resi trasparenti attraverso la loro pubblicazione su internet, incrementare la qualità della produzione degli organismi “tecnici”, acquisire una nuova credibilità istituzionale nei confronti dell’Amministrazione e degli altri soggetti economici, svolgere un serio ruolo di supporto dell’attività degli iscritti.
Ci piacerebbe poi che il nuovo Consiglio si facesse promotore di progetti di autoriforma (partendo dal presupposto che è sempre meglio “riformarsi da soli”, prima che lo faccia qualcuno per te): ci vorrebbe innanzitutto una semplificazione della struttura dello stesso Consiglio (21 consiglieri sono un numero decisamente spropositato), l’elezione diretta da parte degli iscritti, anziché attraverso gli accordi fra gli Ordini locali, l’introduzione di un limite ai mandati dei consiglieri.
Noi siamo fiduciosi, ma allo stesso tempo vorremmo un segnale concreto, e quindi inviteremo il/i candidato/i Presidente/i a presentare ai nostri lettori la squadra e il programma.
C’è la necessità di ricreare un rapporto tra gli iscritti ed i propri rappresentanti, di condividere la “visione” di quello che sarà il futuro della nostra professione: c’è in altre parole la necessità di cogliere assieme il momento del cambiamento.