16 Gennaio 2020

I requisiti per l’estensione delle indagini finanziarie di una Srl ai conti dei soci

di Angelo Ginex
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La scheda di FISCOPRATICO

In materia tributaria, le indagini finanziarie rappresentano un importante strumento di controllo, poiché consentono all’Amministrazione di acquisire dati sui rapporti intrattenuti e sulle operazioni poste in essere dai contribuenti con gli intermediari finanziari, al fine di individuare un maggior reddito o compenso dagli stessi non dichiarati.

Più nel dettaglio, attraverso le indagini finanziarie l’Amministrazione ha la facoltà di controllare ogni movimentazione finanziaria, anche nell’ipotesi in cui il titolare del conto corrente e il contribuente soggetto a verifica non coincidano, con conseguente estensione dell’indagine finanziaria anche a conti correnti intestati a soggetti terzi.

Ciò significa che, se dall’esame dei conti correnti risultino delle movimentazioni in contrasto con la contabilità del contribuente, l’Amministrazione finanziaria può procedere ad una rettifica sia analitica sia induttiva, a meno che questi non dimostri di averne tenuto conto per la determinazione dell’imponibile o che essi non abbiano alcuna rilevanza ai fini fiscali.

Al riguardo, si rileva che in giurisprudenza sembra ormai prevalere l’orientamento secondo cui l’estensione dell’indagine sui conti correnti dei terzi può dirsi automatica nel caso in cui questi siano intestati a persone riconducibili al contribuente, quali parenti o soci, soprattutto se costui sia munito di delega ad operare sul conto (Cass. n. 15172/2009; Cass. n. 18868/2007).

Una questione assai dibattuta è, invece, quella relativa alla possibilità da parte dell’Agenzia delle Entrate di estendere le indagini finanziarie di cui all’articolo 32 D.P.R. 600/1973 e all’articolo 51, comma 2, n. 2, D.P.R. 633/1972 anche ai soci delle società di persone, su cui si sono formati due orientamenti contrastanti.

Ed invero, parte della giurisprudenza ha ritenuto che la sola qualità di socio sia sufficiente al fine di verificare le movimentazioni presenti sul proprio conto corrente (Cass. n. 20449/2011); altra parte della giurisprudenza ha invece precisato che l’Ufficio può legittimamente utilizzare le risultanze dei conti correnti intestati ad uno dei soci a condizione che provi la riferibilità di tali movimenti ad operazioni poste in essere dalla società (Cass. n. 11145/2011; Cass. n. 17243/2003; Cass. n. 8826/2001).

Con particolare riguardo poi alle società a responsabilità limitata, la Suprema Corte è ormai concorde nel ritenere che le indagini finanziarie possano essere estese anche ai conti e depositi intestati a terzi, inclusi i familiari del socio, e ciò nel caso in cui l’Ufficio ritenga, sulla scorta degli elementi indiziari raccolti, che gli stessi «siano stati utilizzati per occultare operazioni commerciali, ovvero per imbastire una vera e propria gestione extra-contabile, a scopo di evasione fiscale», salvo che il contribuente non dimostri di averne tenuto conto nelle dichiarazioni o che esse non si riferiscano ad operazioni imponibili (Cass. n. 374/2009).

Sul punto, è recentemente intervenuta la Corte di Cassazione con sentenza n. 33596 del 18.12.2019, ove ha ribadito la necessità degli elementi indiziari, affermando il seguente principio di diritto: «Le indagini bancarie nei confronti di una società a responsabilità limitata possono essere estese ai conti correnti dei soci della stessa solo se sussistano elementi indiziari per far ritenere che tali conti sono stati utilizzati per occultare operazioni fiscalmente rilevanti».

In altri termini, la Corte di Cassazione ha posto in ulteriore evidenza il requisito della sussistenza degli elementi indiziari, onde poter estendere le indagini finanziarie ai conti correnti dei soci della Srl.

Quindi, l’Ufficio può procedere all’accertamento bancario solo se vi è dimostrazione della concreta riferibilità delle movimentazioni bancarie alle operazioni societarie, con conseguente inversione dell’onere della prova, dovendo in tal caso il contribuente giustificare e provare che i suddetti movimenti siano estranei al reddito, in quanto a lui non riferibili (Cass. n. 2843/2008).

Nel caso di specie, invece, i giudici di vertice hanno rilevato che, erroneamente, il giudice di appello aveva consentito l’utilizzazione a fini probatori delle movimentazioni dei conti correnti dei soci, non avendo però valutato la sussistenza degli elementi indiziari che facessero emergere la riferibilità alla società dei conti dei soci, così incorrendo in violazione di legge per omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio.

In conclusione, quindi, la Suprema Corte ha accolto il ricorso proposto dalla Srl, con conseguente cassazione della sentenza impugnata e rinvio alla CTR Sicilia in diversa composizione per un nuovo esame della fattispecie.

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