9 Luglio 2014

La rivincita dell’Albania sull’Italia

di Ennio VialVita Pozzi
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Vent’anni fa i barconi carichi di giovani albanesi sbarcavano in Italia alla ricerca di una qualche speranza per il futuro. La nostra lingua era particolarmente conosciuta perché la vicinanza geografica con la Puglia permetteva di vedere la televisione italiana.

L’immagine, forse un po’ di plastica e non sempre aderente alla realtà, che ci portavamo dagli anni 80 mostrava l’Italia come un Paese opulento dove la televisione pubblicizzava addirittura il cibo per cani e gatti. In Albania ebbero particolarmente successo anche trasmissioni serali come “Colpo Grosso” che venivano percepite come espressione di una piccola America a pochi chilometri da casa.

A seguito della caduta del Muro di Berlino e dei cambiamenti che stavano avvenendo negli altri paesi dell’Est europeo, si sviluppò un movimento di protesta e di rivolta che portò alla rinascita della democrazia, e al ripristino del multi-partitismo. Si trattò di un movimento guidato dagli studenti e dai docenti universitari di Tirana, da intellettuali moderati e da tecnici delle fabbriche.

Lo sviluppo socio economico del Paese era tuttavia limitatissimo e da questo l’esigenza per i giovani di emigrare.

Il cammino fu lento ma inesorabile.

La gestione statale dei beni venne sostituita con la proprietà privata e ci si incamminò verso l’adeguamento ai programmi europei del Patto di stabilità e crescita secondo il protocollo del Trattato di Maastricht.

Inoltre, il 4 aprile 2009 il Paese è divenuto membro della NATO ed il 10 ottobre 2012 l’Unione Europea concede lo status di paese candidato all’ingresso.

Vent’anni dopo la situazione è quindi profondamente cambiata.

L’Albania è un paese molto giovane demograficamente ma i giovani non emigrano più come un tempo se non con un approccio decisamente diverso rispetto a quello originario, ossia per studiare in Italia o in altri Paesi europei ma per tornare poi a casa dove una laurea è talora più spendibile che in Italia.

La vera rivincita nei confronti dell’Italia, tuttavia, è rappresentata dal fatto che il flusso migratorio ora è di segno opposto, in quanto molti imprenditori italiani cominciano ad orientarsi verso il Paese delle Aquile per sviluppare nuovi investimenti.

Il costo del lavoro ed il livello fiscale sono sicuramente più bassi rispetto al nostro, basti pensare che l’aliquota di tassazione sui redditi societari si attesta sul 10%.

Secondo i dati ufficiali del governo albanese pare che siano 19 mila gli italiani che hanno un permesso di soggiorno per lavoro o per studio. Si tratta senza dubbio di una cifra ragguardevole in considerazione del fatto che siamo un paese con poco più di 3 milioni di abitanti.

L’aspetto interessante risiede nel fatto che la delocalizzazione non riguarda tanto le grosse multinazionali quanto piuttosto una miriade di piccole imprese. L’interesse degli italiani nasce dal fatto che si respira oggi in Albania quell’aria che in Italia spirava negli anni 60.

Oltre agli imprenditori l’Albania inizia ad attrarre anche pensionati italiani attratti dal minor costo della vita.

Ovviamente non mancano i problemi legati alla crisi internazionale e soprattutto alla criminalità e al riciclaggio dei proventi illeciti in attività immobiliari. Le attività criminose rischiano di infettare anche l’economia sana.

Forse, accanto alla crisi economica, manca in Albania quella crisi psicologica che da noi sta attanagliando soprattutto imprenditori e professionisti.