2 Marzo 2016

I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo

di Laura Maestri
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Così negli anni ’20 il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein enunciò uno dei concetti più intriganti e rivelatori della filosofia del linguaggio, che una cinquantina di anni dopo la Programmazione Neurolinguistica ha accolto e adottato pienamente.

Cosa suggerisce questa frase del filosofo, seppur estrapolata dal contesto ben più ampio della sua opera Tractatus logico?  In termini più semplici: quando non abbiamo a disposizione una parola per esprimere un concetto, non possiamo formularlo.

Il linguaggio che adoperiamo influenza e altera in modo profondo cosa e come si pensa; anche la percezione del mondo esterno è condizionata dai propri personali “limiti” linguistici.

A sostegno di un’affermazione così ricca di significato, linguisti di tutto il mondo hanno condotto esperimenti affascinanti i cui risultati si sono dimostrati inequivocabili.

Un’interessante test condotto da un team di ricercatori americani e russi ha fornito dati espliciti rispetto a quanto il linguaggio influenzi la percezione dei colori, a seconda della provenienza geografica e della lingua con cui si è cresciuti.

Come probabilmente alcuni già sanno, in inglese le varie tonalità di blu sono categorizzate tramite un aggettivo abbinato alla parola blu: light blue (blu leggero) definisce ciò che noi chiamiamo “azzurro”.

In russo – così come in altre lingue – l’intensità del blu è invece identificata da termini a se stanti (in italiano utilizziamo appunto la parola azzurro).

La domanda che i ricercatori si sono posti è se gli individui cresciuti in famiglie native americane avessero una percezione diversa del colore rispetto a chi fosse cresciuto in ambienti di lingua madre russa.

Le persone sottoposte al test – di entrambe le nazionalità – sono state chiamate a valutare una cartella colori con vari livelli di blu, fra cui due possibili sfumature identiche. Il risultato fu subito eloquente: le persone native russe riuscirono a distinguere molto meglio le diverse tonalità, rispetto ai nativi americani. Pur non constatando alcuna differenza dal punto di vista genetico fra i partecipanti al test, il sistema linguistico ha interferito sull’interpretazione visiva del colore.

Robert Kosara, ricercatore scientifico sulla visualizzazione dell’informazione, conclude che la modalità con cui percepiamo colori non è legata esclusivamente al sistema visivo, bensì a come li definiamo.  Parafrasando la citazione di Wittgenstein, Kosara coniuga lo stesso concetto nell’interpretazione dedicata all’esperimento: “vedi solo i colori che sai nominare”.