7 Ottobre 2013

Andava evitato ad ogni costo l’aumento dell’IVA

di Giovanni ValcarenghiSergio Pellegrino
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Andava ad ogni costo evitato l’aumento dell’IVA: questa è la conclusione (a dire il vero non sorprendente) del nostro sondaggio della scorsa settimana.

Il 62% dei lettori ritiene infatti che l’incremento dell’aliquota IVA dovesse essere scongiurato in qualsiasi modo, perché ritenuto evidentemente insostenibile in una fase ancora così delicata e recessiva.

Il restante 38% è invece, con diverse sfumature, meno critico: di questi, il 19% pensa invece che l’aumento fosse necessario, ma che deprimerà i consumi; il 10% ritiene che, se serve gettito, è giusto muoversi sul versante dell’imposizione indiretta; il 9%, infine, non crede che ci sarà un significativo impatto sui consumi.

Il sondaggio mette in evidenza come le valutazioni sugli effetti dell’incremento dell’aliquota IVA sulla già depressa situazione economica siano tutt’altro che convergenti.

Anche qui nulla di sorprendente, perché a livello di opinione pubblica in molti hanno “dato i numeri”, enunciando cifre non sono quasi mai paragonabili fra loro.

Per fare qualche esempio, la Cgia di Mestre quantifica in 103 euro all’anno il costo dell’aumento per una famiglia di 4 persone; per l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori l’importo sale a 207 euro, mentre Comitas, l’associazione italiana delle microimprese, arriva a 349 euro: un balletto di cifre che evidentemente confonde tutti.

Al di là dei numeri, che appaiono di difficile quantificazione, perché condizionati da diversi fattori difficilmente determinabili ex-ante, su un unico aspetto non vi possono essere dubbi: la maldestra gestione della vicenda da parte delle forze politiche sconcerta gli operatori in misura forse superiore all’incremento stesso.

A metà settembre l’aumento appariva probabile nelle dichiarazioni del Premier e del Ministro dell’Economia; qualche giorno prima della fatidica scadenza del 1° ottobre sembrava invece quasi scongiurato; le vicissitudini interne al Pdl l’hanno reso inevitabile (anche se non così sgradito per Letta e Saccomanni): fatto sta che sino al giorno prima della scadenza, nulla appariva certo e tutti noi abbiamo ricevuto sollecitazioni da clienti e amici che ci chiedevano se l’aumento ci sarebbe stato o meno.

Questa improvvisazione, questo “navigare a vista” ha superato, da molto, i livelli di guardia e sta diventando insostenibile per tutti, imprese, professionisti e semplici cittadini.

Fa poi davvero impressione che lo stesso ministro dell’Economia abbia affermato soltanto qualche giorno fa che “l’Italia merita verità sui conti” e che il discorso si sia chiuso in questo modo. La “verità” che oggi conosciamo è sin troppo deprimente e non possiamo pensare ve ne sia una ancora peggiore: ma è inaccettabile pensare che vi siano fatti non conosciuti dall’opinione pubblica.

Per cercare di far ripartire l’economia, è necessario dare fiducia ad imprese, professionisti e consumatori e per questo ci vogliono serietà e maggiore certezze. Sul punto va ricordato che è ancora in dubbio il pagamento della seconda rata IMU: per evitare una nuova beffa per i cittadini, dopo tutti questi mesi di discussioni, è necessario dire presto se le risorse ci sono o meno.

Il sondaggio di questa settimana è dedicato al disegno di legge sulle semplificazioni: come sempre siamo curiosi di conoscere la vostra opinione.