11 Giugno 2016

Analisi della liquidità

di Federica Furlani
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L’obiettivo dell’analisi della liquidità è quello di evidenziare la capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni di breve periodo in modo tempestivo ed economico e quindi con attività che presentano la medesima durata.

La costruzione di margini ed indici atti allo scopo parte dalla riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio finanziario.

Come abbiamo avuto modo di approfondire in un precedente contributo, con il criterio finanziario le attività (impieghi) sono classificate e raggruppate secondo il loro grado di liquidabilità, ovverosia in funzione della loro capacità di trasformarsi in liquidità in tempi più o meno rapidi, mentre le passività (fonti) in base alla loro durata temporale, ovverosia in base alla loro velocità di estinzione.

Al fine di esaminare la liquidità da un punto di vista statico, i più importanti margini costruibili, con i correlati indicatori, sono:

  • il margine di tesoreria e il correlato indice di liquidità;
  • il capitale circolante netto e il correlato indice di disponibilità.

Il margine di tesoreria è rappresentato dalla seguente formula:

MT= (Liquidità immediate + Liquidità differite) – Passività correnti

Il margine in questione esprime la capacità dell’azienda di far fronte alle passività correnti a breve termine attraverso l’utilizzo delle disponibilità liquide e dei crediti a breve termine. Restano pertanto escluse le rimanenze, che pur sempre rappresentano un’attività di breve periodo (tranne quelle che presentano un tasso di rotazione superiore a 365 giorni).

È evidente che il margine di tesoreria va valutato positivamente quando è maggiore di zero, ossia quando vi sono sufficienti disponibilità da utilizzare per soddisfare i debiti a breve senza intaccare il processo produttivo.

Se il margine dovesse assumere un valore negativo allora si evidenzierebbe una carenza di liquidità.

In ogni caso tale margine deve essere interpretato considerando anche le caratteristiche peculiari del business esercitato; ed è proprio per instaurare un confronto con imprese del medesimo comparto che è necessario trasformare il valore assoluto del margine di tesoreria in valore relativo, costruendo l’indice di liquidità:0

 

Indice di liquidità = Liquidità immediate + Liquidità differite

                                               Passività correnti

L’indice in questione dovrebbe essere almeno pari a 1 (anche se valori prossimo all’unità sono ritenuti comunque soddisfacenti): la parte del circolante a più elevata mobilità (liquidità immediata e differita) dovrebbe essere almeno uguale alle passività correnti. Se il margine è positivo, l’indice è maggiore di 1; se il margine è negativo, l’indice è inferiore a 1.

Il Capitale circolante netto è anch’esso finalizzato ad accertare la capacità dell’azienda di far fronte agli impegni di breve periodo con le attività correnti.

La formula che lo rappresenta è la seguente:

CCN = Attività correnti – Passività correnti

Il margine in questione si differenzia dal precedente per la presenza delle scorte di magazzino che, rispetto alle altre attività a breve, presentano delle caratteristiche del tutto peculiari in termini di liquidità:

  • possono non essere facilmente cedibili (possono essere in parte obsolete) e/o possono non sussistere le condizione per la loro vendita;
  • anche se liquidabili, la cessione integrale delle stesse è assolutamente rischiosa: un livello fisiologico di scorte è condizione essenziale per l’operatività aziendale.

Rappresentano in ogni caso delle poste a breve in quanto il loro tasso di rotazione è in genere inferiore a 365 giorni, ma una parte di esse deve far parte del capitale permanente.

La valenza di questo indicatore è pertanto leggermente differente: con esso si vuole indagare non tanto sulla possibilità di fare immediatamente fronte agli impegni assunti, quanto piuttosto la correlazione esistente fra impieghi di breve periodo e passività di breve periodo.

È chiaro che un capitale circolante netto negativo assume un significato peggiore rispetto ad un margine di tesoreria negativo: nemmeno con la cessione delle rimanenze i creditori sociali di breve periodo potrebbero venir soddisfatti.

Le passività correnti in questo caso finanziano anche parte dell’attivo immobilizzato, con conseguente tensione dal punto di vista finanziario.

Anche un eccessivo capitale circolante netto non va però visto di buon occhio: potrebbe infatti celare un disequilibrio dovuto ad una scarsa rotazione del magazzino, o segnalare una difficoltà o eccessiva lentezza nell’incasso dei crediti, o un eccesso di liquidità, o un’eccessiva velocità di pagamento dei debitori sociali.

Anche la portata segnaletica di tale margine va rapportata all’attività svolta e quindi va costruito il correlato:

Indicatore di disponibilità = Attività correnti

                                               Passività correnti

da utilizzare per un confronto “spaziale”, con le altre imprese del settore, e “temporale”, per analizzare il suo trend nel tempo in modo da evidenziare eventuali criticità.

Giudizi separati sull’indice di liquidità e su quello di disponibilità sono abbastanza poco significativi: un giudizio complessivo dei due espresso su una serie di dati consecutivi nel tempo (ultimi 3-5 anni) ha una valenza significativa molto più importante.